Il Senato argentino ha respinto la proposta di legge intesa a liberalizzare l’aborto. Dopo essere stata approvata lo scorso giugno dalla Camera dei Deputati con una maggioranza risicata, la riforma si è scontrata con l’ostilità dei Senatori. La legge attualmente in vigore nel Paese consente alle donne di abortire soltanto in due casi: se la gravidanza è dovuta a una violenza sessuale oppure se il parto rischia di pregiudicare la salute della paziente.
Con 38 voti contrari e 31 favorevoli, il Senato ha rigettato l’iniziativa legislativa mirante a depenalizzare l’aborto praticato nelle prime quattordici settimane di gravidanza. La modifica normativa è stata osteggiata sia dai parlamentari della maggioranza di governo sia da quelli dell’opposizione. Contro la legalizzazione dell’aborto hanno infatti votato i 25 Senatori dell’alleanza conservatrice Cambiemos, della quale è esponente il presidente argentino Mauricio Macri, e più di una dozzina di membri del Frente para la Victoria, coalizione di sinistra capeggiata da Cristina Kirchner. I promotori della legge dovranno aspettare almeno un anno per ripresentare al Congresso nazionale il testo bocciato oggi.
La riforma della normativa sull’aborto era stata varata due mesi fa dalla Camera dei Deputati, al termine di un dibattito in aula durato 24 ore. In quella occasione, la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza era stata sostenuta da una maggioranza trasversale e aveva ottenuto 129 voti favorevoli contro 125 contrari. Il presidente Macri, pur condividendo le istanze delle associazioni pro-aborto, ha sempre dichiarato di volersi attenere alle decisioni del Congresso e di non avere alcuna intenzione di esercitare pressioni nei confronti dei parlamentari.
La decisione del Senato è stata accolta con entusiasmo dal movimento per i diritti dei nascituri. La Conferenza Episcopale Argentina, in una nota, ha ribadito il proprio impegno a difesa della sacralità della vita umana: “I bambini hanno il diritto di nascere e, successivamente, di vivere circondati dall’affetto dei propri genitori. Ogni violenza perpetrata su un essere umano, sia durante la gravidanza sia in seguito, è un insulto alla coscienza di tutti gli uomini di buona volontà. La Chiesa argentina resterà sempre fedele ai principi sanciti da Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium Vitae, i quali esortano i governanti a rispettare, difendere e migliorare la vita degli esseri umani, dal concepimento fino alla sua naturale conclusione”. Le associazioni favorevoli alla legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, al contrario, hanno duramente criticato la mancata ratifica, da parte del Senato, del testo approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso giugno. Ingrid Beck, giornalista ed esponente del movimento pro-aborto Ni Una Menos, ha dichiarato: “La nostra marcia per i diritti delle donne ha subito oggi una battuta d’arresto. I rappresentanti del popolo argentino hanno respinto una legge che ci dava la libertà di disporre del nostro corpo senza alcun condizionamento.
Questa sconfitta non causerà la morte dei nostri ideali. La battaglia continua.” L’Uruguay e Cuba sono gli unici Paesi latinoamericani nei quali l’interruzione volontaria di gravidanza è pienamente legale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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