In Argentina torna l'incubo del default e adesso tremano non solo gli argentini ma anche gli investitori. Il presidente Mauricio Macri ha chiesto aiuto al al Fondo monetario internazionale per aprire una trattativa sul debito. L'opinione pubblica vive con preoccupazione queste ore che fanno tornare alla mente lo spettro del 2001.
Quando Macri è stato eletto alla Casa Rosada nel 2015 ha promesso di rilanciare l'economia nazionale. Ma le sue riforme, di chiaro stampo liberista, non sembrano aver colto nel segno. "Ho deciso di intavolare alcune discussioni con l'Fmi perché ci accordi un sostegno finanziario. Si tratta dell'unico cammino da intraprendere per uscire dallo stallo e per cercare di evitare una grave crisi economica che ci riporterebbe indietro". In lui erano riposte le speranze di molti. Ma la crisi è tremenda, soprattutto a causa del crollo del valore del peso. La moneta argentina ha perso in 10 giorni circa il 5% del suo valore. Il governo di Buenos Aires e la Banca centrale argentina hanno portato i tassi al 40% e l'inflazione galoppa intorno al 25%.
Nicolas Dujovne, ministro delle Finanze, ha già raggiunto Washington dove ha incontrato Christine Lagarde, direttrice del Fmi. L'obiettivo comune è di evitare il crac. Secondo le informazioni ricevute da Bloomberg, l'Argentina avrebbe richiesto un credito di 30 miliardi di dollari. "Bisogna tenere conto del fatto che si tratta di un Fondo Monetario molto diverso da quello che abbiamo conosciuto 20 anni fa", ha spiegato Dujovne. "Nel 2016 e nel 2017 abbiamo avuto un contesto internazionale molto favorevole ma ora le cose stanno cambiando. E siamo tra i Paesi che dipendono di più dal finanziamento esterno". Questa la spiegazione della trattativa con l'Fmi da parte di Macri.
Ma i rapporti fra Argentina e Fmi sono burrascosi da tempo. Nel settembre del 2004, Nestor Kirchner annunciò trionfante il rimborso dell'ultimo prestito concesso dal Fondo monetario. "Dico formalmente 'ciao' al Fmi. L'Argentina ha pagato il suo debito". E l'Argentina festeggiò la notizia in Plaza de Mayo, a Buenos Aires. Cristina Kirchner, sua moglie, che gli succedette alla guida del governo, continuò la battaglia del marito in aperta polemica con l'organismo internazionale. E adesso infuria la discussione politica.
Kirchneristi del Frente para la victoria (Fpv) e peronisti del Partido justicialista (Pj) hanno già detto che "l'accordo con il Fmi non deve essere fatto alle spalle del popolo argentino". E alcuni sondaggi rivelano che il 75% delle persone intervistate non è d'accordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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