Al Baghdadi, lo sceicco dalle mille vite (e morti)

Molte volte russi e americani hanno detto di aver ucciso il leader dell'Isis. Ecco la sua vita, tra fughe e finzione

Al Baghdadi, lo sceicco dalle mille vite (e morti)

Il Califfo del terrore Abu Bakr Al Baghdadi sarebbe stato ucciso da un raid dell'aviazione russa. È l'ennesima notizia della sua morte. L'ultima proprio una settimana fa: Sana, la tv di Stato siriana, aveva annunciato l'uccisione del leader dell'Isis sotto un bombardamento dei caccia di Damasco. Propaganda oppure verità? O, ancora, dopo la notizia diffusa oggi, un modo per sondare il terreno?

Al Baghdadi, una vita vissuta nell'ombra

Ibrāhīm al-Badrī, questo il suo vero nome, nasce a Samarra nel 1971. Secondo quanto fa sapere una sua biografia diffusa da un simpatizzante dello Stato islamico, Al Baghadi consegue un dottorato in studi islamici ad Adhamiya, un sobborgo di Baghdad. In realtà, il Califfo avrebbe studiato diritto. Nel 2003 gli americani invadono l'Iraq e Al Baghdadi, che all'epoca è un imam, entra a far parte di Al Qaeda. Comincia ad imporsi nel mondo islamico e diventa nota come l'Emiro di Rawa, nonché "[colui che] presiede tribunali religiosi volti a giudicare i cittadini accusati di aiutare il governo iracheno e le forze della coalizione; organizza il rapimento di singoli o intere famiglie, organizza l'accusa, pronuncia le sentenze e quindi li fa giustiziare pubblicamente" (Gallery: ecco i volti di Al Baghadi).

Il 22 febbraio del 2004 viene catturato dalle forze irachene a Falluja e viene incarcerato a Camp Bucca, assieme ad altri leader di Al Qaeda, e poia Camp Adder, fino al dicembre del 2004. E qui succede l'incredibile: il futuro Califfo viene liberato in quanto "prigioniero di basso livello". Sette anni dopo, Al Baghdadi è uno dei terroristi più ricercati dagli Stati Uniti.

Il salto di "qualità"

Il 5 luglio del 2014 Al Baghdadi si mostra per la prima volta in pubblico, nella moschea Al Nuri (Guarda il video della prima apparizione del Califfo). Una settimana prima, il 29 giugno, proclama la nascita dello Stato islamico. È l'inizio della sua "rivoluzione" nel mondo musulmano: "La creazione di un califfato è un obbligo. Non c’è vera religione finché non viene affermata la sharia". Il Califfo blandisce i musulmani che si sono riuniti nella moschea Al Nuri: "In verità, io sono messo alla prova da questa grande questione (...) Mi è stata data l’autorità sopra di voi, ma non sono il migliore e non sono migliore di voi. Se vedete che sono nel giusto, allora supportatemi. Se vedete che sto sbagliando, avvisatemi, e rimettetemi sulla giusta via, e obbedite a me tanto quanto io obbedisco a Dio che è in voi". E promette: "Allah ha promesso a coloro che credono e compiono il bene di farne [suoi] vicari sulla terra, come già fu per quelli che li precedettero, di rafforzarli nella religione che Gli piacque dar loro e di trasformare in sicurezza il loro timore".

Al Baghadi pronuncia queste parole tre anni fa. Oggi, la moschea Al Nuri è circondata dalle truppe irachene, appoggiate dai caccia della coalizione americana. Dello Stato islamico in Iraq è rimasto ormai poco. La Libia è andata persa e la Siria sta seguendo lo stesso destino. Lo Stato islamico ha quindi rappresentato un fallimento su tutta la linea.

Le sette vite di Al Baghdadi

Non è la prima volta che viene annunciata la morte del leader del terrore. La prima è a novembre del 2014. I giornali arabi fanno sapere che un raid americano avrebbe colpito Al Baghdadi ad Al Qaim, a nord di Mosul. L'attacco rientrebbe nella nuova strategia di Barack Obama nella lotta all'Isis (Leggi anche: Così Obama voleva annientare i terroristi). Ma il Califfo sopravvive. Forse non viene nemmeno colpito. Nell'aprile del 2015, alcuni media panarabi, citando fonti dell'intelligence irachena, scrivono che Al Baghdadi sarebbe morto in un ospedale israeliano sulle alture del Golan, al confine con la Siria. È l'ennesimo bluff. Passa quasi un anno e, a giugno del 2016, la tv irachena Al Sumaria diffonde la notizia che Al Baghadi sarebbe stato ferito in un raid della coalizione a guida americana. Il Califfo però sta bene e, a quanto pare, comincia la sua fuga. Lo Stato islamico comincia a perdere pezzi e il leader dei jihadisti cerca un rifugio sicuro. Non può stare a Mosul, dato che gli iracheni continuano ad avanzare.

Probabilmente si sposta verso Raqqa, la "capitale" siriana del Califfato (Leggi anche: Tutte le vie di fuga di Al Baghdadi). Poi la notizia di oggi. Al Baghdadi, il fantasma che da tre anni a questa parte terrorizza il mondo, sarebbe stato ucciso in un raid russo. L'ennesima morte, forse l'ultima, dello sceicco del terrore.

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