La pista jihadista continua a non convincere le autorità del Bangladesh, che contestano senza mezzi termini la rivendicazione da parte dell'Isis per l'uccisione dell'italiano Cesare Tavella e invitano invece a guardare altrove, tirando in ballo la politica locale.
È il ministro dell'Interno bengalese, Asaduzzaman Khan, a dire a in un programma televisivo che dei fatti bisogna incolpare non tanto il sedicente Stato islamico, quanto piuttosto "M. A. Kayum", uomo forte del Partito nazionalista locale a Dacca.
Quattro persone sono finite nei giorni scorsi in manette, sospettate di avere giocato un ruolo nell'uccisione del cooperante. Tre di loro, secondo gli inquirenti, sarebbero "coinvolti direttamente" nell'omicidio, descritto da subito come un atto premeditato.
L'opinione delle autorità è che i leader nazionalisti abbiano ordinato di colpire uno straniero, chiunque esso fosse, per dare all'estero l'idea che il Paese fosse poco sicuro. Una tesi che non tiene però conto del fatto che uomini che si riconoscono nelle idee dell'Isis hanno rivendicato pochi giorni fa anche un attacco contro una moschea sciita durante i riti dell'Ashura.
Se non è facile credere a un mandante politico
dietro l'uccisione del cooperante, è più probabile invece che Tavella sia stato scelto in quanto bianco e occidentale, per mandare un messaggio. Un dettaglio che sembra combaciare con quanto scoperto finora dagli inquirenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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