Talvolta la storia porta il conto finale. Generali di soldataglie, monarchi dell'orrore, cultori della tragedia; una volta finita la deviata gloria della barbarie, cessato il potere della paura e franato il credo dell'impunibilità, eccoli indossare gli abiti sempre troppo stretti della ricerca di innocenza e dell'appello alla misericordia. E' stato così per molti che si sono ritrovati alla sbarra alla Corte Penale Internazionale dell'Aja e così è oggi per Bosco Ntaganda, il signore della guerra che deve rispondere di 18 capi d'accusa per crimini commessi nella regione dell'Ituri nella Repubblica democratica del Congo. Non indossa più, come berretto, la bustina militare e nemmeno la divisa verde olivo. E' nella sala della Corte Penale Internazionale, camicia, cravatta e completo grigio, i baffi ben curati ma gli occhi faticano a mascherare l'agitazione, nonostante una prosopopea innata continui a conferirgli un'aurea quanto mai vanagloriosa. Non è più Terminator, come lo chiamavano commilitoni e nemici. Un appellativo naif da cellulosa hollywoodiana, ma in grado, nella sua semplicità, di raccogliere l'esegesi della crudeltà del leader delle Forze Patriottiche per la Liberazione del Congo.
Eccolo invece l'uomo che prende le distanze dal “mito” di morte e si mette a nudo insieme al suo passato, accompagnato da un corteo di nomi di vittime e da uno stuolo di documenti che gridano giustizia. Un sottile filo di voce, e l'imputato, nella sua lingua in kinyarwanda, parla una sola volta durante il processo per dichiararsi « innocente di tutti i reati imputati». E' una storia, quella del leader ribelle, che però ha affossato le proprie orme nella tragedia e basta ripercorrere a ritroso in un visionario cammino del dolore i sentieri percorsi da Bosco Ntaganda per venire a conoscenza delle efferatezze commesse. L'ex capo degli insorti congolesi è accusato infatti di aver effettuato e comandato tra il 2002 e il 2003 diversi massacri nella regione dell'Ituri. E' accusato di 13 crimini di guerra e cinque crimini contro l'umanità, tra i quali saccheggio, omicidio, attacchi contro i civili violenze sessuali e reclutamento di bambini soldato.
E l'accusa ha raccolto oltre 8000 prove di documenti e testimonianze che accertano la colpevolezza del militare di origine ruandesi e inoltre sono state raccolte le testimonianze di migliaia di civili, tra i quali un uomo dell'Ituri che il nome di Bosco Ntaganda lo associa alla sua famiglia, trovata massacrata in un campo di banane: la moglie e le figlie sgozzate e il neonato di 7 mesi con il cranio fracassato. La condanna di Terminator è quindi oggi la sola ragione di esistere per migliaia di uomini del Congo rei soltanto di aver incontrato sulla loro strada mani bulimiche di un amore assoluto per la morte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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