Ventimila morti in sei anni, un milione e mezzo di profughi, queste sono le stime della guerra che sta conducendo la setta jihadista Boko Haram. Il gruppo islamista nato nel nord della Nigeria e che ha dichiarato sostegno e fedeltà al Califfato di Al Bagdadi insiste nella sua guerriglia d'orrore, e l'ultima azione compiuta dai miliziani è avvenuta ieri sera. Un'esplosione ha investito la stazione dei camion, vicino al mercato della città di Yola provocando la morte di 32 persone e il ferimento di 80. I media locali e le agenzie di stampa che hanno raccolto le testimonianze dei presenti parlano di un massacro che ha investito i civili: commercianti, passanti, semplici cittadini contro cui la formazione terroristica si sta abbattendo da anni. Il panico collettivo, le ambulanze e le sirene a rincorrersi per le vie della città. Questi i racconti che provengono da Yola, una città che era già stata colpita a giugno quando una bomba era stata posizionata in un mercato e a ottobre quando invece l'efferatezza dei sanfedisti di Shekau si spinse all'interno di una moschea.
Il terrorismo di Boko Haram continua a colpire, le politiche del Presidente Buhari, che ha definito la guerra contro gli irregolari ''una delle priorità del suo governo'', sono altalenanti. I successi vengono scanditi con le tragedie e così il nord della Nigeria persiste nell'essere una terra d'orrore, un alternarsi di preghiere e paure, che si ripetono costanti proprio come i grani di un rosario.
Schierati sul campo ci sono anche 8500 uomini del contingente internazionale di cui fanno parte le truppe di Benin, Niger, Ciad e Camerun e Nigeria ovviamente, ma anche su questo fronte non sono mancate incomprensioni interne, come dimostra l'abbandono da parte degli uomini di N'Djamena della città di confine di Fotokol dopo che erano sorte delle polemiche con le truppe di Abuja.
E intanto l'oscurantismo del terrore prosegue e un altro bilancio agghiacciante è
la distruzione da parte di Boko Haram di oltre 1100 scuole, nell'area del Lago Ciad, nel solo 2015. L'incognita quindi sulle sorti della regione non riguarda solo le generazioni di oggi ma anche quelle di domani- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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