Il Festival Internazionale del Cinema di Berlino, rassegna dedita tradizionalmente a celebrare gli ideali progressisti, è finita ultimamente nella bufera dopo la scoperta che il suo primo direttore Alfred Bauer, cui è dedicato un premio, è stato “un alto funzionario nazista”.
A causare scompiglio a neanche tre settimane dall’avvio della manifestazione, giunta alla settantesima edizione, è stata, fa sapere il Corriere della Sera, una recente inchiesta del settimanale Die Zeit.
L’organo di informazione di Amburgo, riferisce il giornale milanese, sarebbe infatti entrato in possesso, grazie all’aiuto di un appassionato di storia del cinema, di documenti compromettenti sul conto del primo direttore della rassegna, custoditi finora negli archivi federali.
Il bavarese Bauer, alla guida della Berlinale dal 1951 al 1976, si sarebbe guadagnato, all’epoca del Terzo Reich, numerosi apprezzamenti da parte degli ufficiali hitleriani, che lo definivano in quegli anni, evidenzia il CorSera citando il materiale pubblicato dalla testata tedesca, uno “zelante membro delle Sa” dal “perfetto comportamento politico”.
La sua dedizione alla causa nazista avrebbe consentito a Bauer, riferisce il quotidiano di via Solferino attenendosi all’inchiesta di Die Zeit, di lavorare per l’ente nazionale che allora sovrintendeva alla politica cinematografica del regime.
All’interno di tale istituzione, il ruolo del cinefilo bavarese era, afferma il quotidiano meneghino, decidere “quali attori, registi e cineoperatori dovevano essere impiegati nella produzione dei film fondamentali per la propaganda bellica”.
L’amicizia tra Bauer e il gerarca Joseph Goebbels avrebbe quindi permesso al primo, nel 1944, di assurgere all’incarico di vice-responsabile del medesimo ente, nel pieno dell’offensiva hitleriana intesa a emendare gli ambienti culturali tedeschi dagli autori e dalle opere ebraici.
Finita la guerra, prosegue la ricostruzione del Corriere sulla base delle asserzioni di Die Zeit, l’ex nazista avrebbe fatto una brillante carriera nell’industria cinematografica della Germania mentendo sulla sua militanza nel partito totalitario e spacciandosi addirittura per patriota antifascista.
Grazie a tale costante e sfacciata dissimulazione riguardo al suo passato, Bauer avrebbe appunto diretto per un quarto di secolo il festival di Berlino, venendo celebrato dall’establishment culturale nazionale fino alla sua morte nel 1986. Un anno dopo la scomparsa del cinefilo bavarese, la Berlinale gli avrebbe dedicato un premio da assegnare annualmente ai registi distintisi per opere particolarmente innovative.
Le rivelazioni pubblicate dal settimanale di Amburgo, precisa il CorSera, hanno causato nel Paese un grande sconcerto, alla vigilia della settantesima edizione della kermesse, che si avvale quest’anno della direzione artistica dell’italiano Carlo Chatrian.
Dopo l’iniziale imbarazzo, i vertici della Berlinale, precisa il giornale di via Solferino, hanno deciso di
sospendere l’assegnazione del premio Bauer, così come la Deutsche Kinemathek, ossia l’archivio cinematografico nazionale, ha disposto lo stop alla pubblicazione di una monografia sull’intellettuale bavarese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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