"Azovstal è caduta". Il comandante portato via in un blindato

Nella notte l'evuaciazione degli ultimi combattenti del Battaglione Azov ancora presenti all'interno dell'acciaieria Azovstal

"Azovstal è caduta". Il comandante portato via in un blindato

Mariupol è definitivamente caduta. Se il 21 aprile il presidente russo Vladimir Putin aveva dichiarato conclusa la battaglia, con l'ordine di non entrare però all'interno dell'acciaieria Azovstal dove si stavano nascondendo gli ultimi combattenti ucraini, a distanza di un mese esatto lo stabilimento è caduto in mano russa.

Nelle ultime ore anche i combattenti "irriducibili" del Battaglione Azov si sono dovuti arrendere. Da Kiev è arrivato l'ordine di "preservare la vita ai soldati rimasti" e quindi di evacuare lo stabilimento da dove, a partire dalla serata di lunedì, erano già usciti almeno duemila combattenti tra marines ucraini e altri membri dell'Azov. Mosca adesso può rivendicare la definitiva presa di Mariupol. "La città è nostra - ha riferito il ministro della Difesa Sergej Shoigu al presidente Vladimir Putin - possiamo sancire la fine dell'operazione e la completa liberazione dell'acciaieria Azovstal di Mariupol".

"L'ultimo gruppo di 531 militanti dell'Azovstal si è arreso oggi", ha poi sottolineato nelle scorse ore il portavoce della Difesa russa Igor Konashenkov. "In totale - si legge - sono 2.439 i combattenti che si sono arresi. Il comandante del battaglione Azov, Denis Prokopenko, è stato portato via dall'acciaieria con un veicolo blindato speciale verso i territori controllati dalla Russia perché i residenti lo odiavano e volevano ucciderlo per le numerose atrocità commesse".

La situazione nel Donbass

Intanto però la guerra non è affatto finita in tutti gli altri fronti più caldi. Anzi, nell'est dell'Ucraina la situazione si è fatta molto incandescente. Gli occhi sono puntati soprattutto su Severodonetsk, dove anche nella notte non sono mancate notizie di nuovi raid e nuovi combattimenti nelle zone limitrofe all'ultima grande città dell'oblast di Lugansk in mano ucraina.

Russi e filorussi, aiutati probabilmente da ceceni e miliziani dall'agenzia privata Wagner, hanno quasi circondato Severodonetsk, almeno da tre lati. L'unico fianco saldamente controllato da Kiev è quello occidentale, da cui ancora confluiscono i rifornimenti di armi e munizioni dall'ovest dell'Ucraina.

Mosca sembra voler accelerare sulla città, “candidata” suo malgrado a essere una nuova Mariupol. Le difese di Kiev qui sono molto organizzate, già nel 2014 l'esercito locale ha fortificato l'intera zona. Dunque, proprio come a Mariupol, è lecito attendersi una battaglia strada per strada a meno di svolte dell'ultima ora.

Situazione calda anche più a sud e, in particolare, nella regione di Popasna. Si tratta di un angolo dell'oblast di Donetsk a ovest della linea di contatto fissata tra governativi e separatisti nel 2014. La cittadina di Popasna è stata conquistata alcuni giorni fa dai russi, i quali hanno iniziato ad attaccare le forze di difesa ucraine della zona.

Per Kiev la perdita di Popasna ha rappresentato anche un colpo importante a livello mentale. Adesso gli ucraini temono di avere poche possibilità volte ad arginare l'avanzata in questa regione, con la prospettiva di un assedio russo sull'intero Donbass meridionale.

Intanto non mancano notizie di raid e bombardamenti in diverse province del Paese. Più volte nelle ultime ore le sirene di allerta hanno risuonato a Odessa e nelle zone meridionali dell'Ucraina. Anche nelle regioni occidentali i cittadini più volte hanno dovuto fare i conti con le sirene intimanti loro di raggiungere quanto prima i rifugi. A Kharkiv, nonostante il quasi totale ritiro russo dalla regione a seguito della controffensiva ucraina, diverse località nella notte sono state prese di mira dai missili russi.

Mosca chiude il gas alla Finlandia

Sotto il profilo prettamente politico, a tenere banco è ancora una volta il discorso relativo al possibile allargamento della Nato. E dunque al possibile ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza Atlantica.

La Russia ha promesso reazioni politiche, a partire dalla costruzione di nuove basi militari nell'area baltica e settentrionale. Tuttavia i Paesi occidentali devono confrontarsi con l'opposizione da parte della Turchia, con Ankara sempre restia a dare il suo via libera all'ingresso di Stoccolma ed Helsinki.

La prima reazione politica da parte di Mosca c'è comunque stata.

A partire da questa mattina infatti, dalla Russia non giungerà più gas verso la Finlandia. Rubinetti chiusi, così come annunciato ieri dalla compagnia del gas finlandese, informata a sua volta direttamente da Gazprom della decisione di tagliare i rifornimenti diretti in Scandinavia.

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