Gli esperti di armi chimiche, dopo un'indagine sul campo, hanno concluso che lo Stato Islamico avrebbe utilizzato armi chimiche in un attacco nella parte settentrionale della Siria, precisamente nella cittadina di Marea.
L'organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC), infatti, è convinta che, nel bombardamento di Marea, gli uomini del Califfato abbiano usato il famoso gas Mostarda, conosciuto anche come Iprite. L'Opac cita un rapporto di Medici senza frontiere. L'organizzazione, infatti, sostiene di aver curato una famiglia, composta da 4 persone, a cui un colpo di mortaio aveva colpito casa. Tutti i mebri del nucleo famigliare riportavano i classici sintomi da gas Iprite: difficoltà respiratorie e piaghe su tutto il corpo. Questi sono chiari segnali di inalazione di gas Mostarda. L'Opac, nel suo comunicato non attribuisce l'utilizzo dall'arma chimica a nessun gruppo in pariticolare, ma lo scontro in questione è avvenuto tra i ribelli, presenti a marea, e i tagliagole dell'Isis. Inoltre, dalle analisi del sangue su 35 pashmerga impegnati negli scontri a Erbil, di inizio agosto, risulterebbero traccia di tale gas.
Nel dossier si legge: "È molto probabile che gli effetti dell'iprite abbiano ucciso un neonato", proseguendo, il report conclude:
"Con la massima certezza almeno due persone sono state esposte a iprite". Questo rappresenta il primo caso di uso di armi chimiche in Siria e una mezza conferma del possesso di tali sostanze da parte del Califfato.
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