Quella cena alla Trump Tower che potrebbe imbarazzare Trump

Il 9 giugno 2016 il capo dello staff di Trump, Paul Manafort, accompagnato dal genero Jared Kushner incontrò l'avvocato russo Natalia Veselnitskaya. La donna, come rivela Reuters, in passato aveva lavorato anche per l'Fsb (ex Kgb)

Quella cena alla Trump Tower che potrebbe imbarazzare Trump

Nuova puntata del Russiagate. La prossima settimana Jared Kushner (genero di Trump) comparirà davanti alla Commissione Intelligence di Camera e Senato (entrambe dovrebbero tenersi a porte chiuse), dove sarà chiamato a rispondere sul ruolo avuto nella campagna presidenziale americana, con l'accusa di presunte interferenze russe. Paul Manafort (ex capo della campagna del tycoon) e il figlio del presidente, Donald Trump Jr., hanno raggiunto un accordo con la commissione giustizia del Senato che permetterà loro di non presidentarsi all'udienza pubblica di mercoledì. I loro legali si sono impegnati a fornire documenti alla commissione ed essere da essa ascoltati prima di un'audizione pubblica. Potrebbero essere chiamati a comparire, in futuro, se smettessero di cooperare.

Intanto, come riporta La Stampa, emergono nuovi dettagli interessanti. L'avvocato russo che nel giugno 2016 incontrò il figlio di Trump, Natalia Veselnitskaya, tra i propri clienti aveva anche i servizi segreti di Mosca, attraverso l'Unità militare 55002, fondata dall'Fsb (erede del Kgb). Come ha ricostruito l'agenzia Reuters all'incontro del 9 giugno alla Trump Tower di New York parteciparono, oltre al legale russo, il manager della campagna elettorale del tycoon, Paul Manafort e il genero Jared Kushner. E c'erano anche altri quattro russi, che hanno negato di lavorare per il Cremlino.Se non ci sono prove per affermare che la Veselnitskaya lavori per i servizi russi, di certo la donna nel 2005 era stata assunta dall'Unità militare 55002, per cui ha lavorato fino al 2013. Quindi sicuramente aveva rapporti stretti con i servizi del Cremlino.

L'ambasciatore russo a Washington ha riferito ai propri superiori a Mosca di aver discusso con Jeff Sessions di questioni relative alla campagna presidenziale americana - affrontando anche questioni politiche importanti agli occhi di Mosca - durante la corsa per la Casa Bianca, contrariamente a quanto dichiarato dall'allora consigliere per la politica estera di Trump ed attuale ministro della Giustizia americano. Lo rivela il Washington Post, citando ex ed attuali funzionari americani.

La relazione fatta dall'ambasciatore Sergey Kislyak delle due conversazioni avute con Sessions - una ad aprile prima del primo importante discorso di politica estera di Trump, l'altra a luglio a margine della Convention Repubblicana -

è stata intercettata dalle agenzie di intelligence americane. Inizialmente Session non aveva fatto parola di questi contatti con Kislyak, per poi ammettere di averli avuti negando di aver parlato della campagna di Trump.

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