Le organizzazioni animaliste di tutto il mondo sono allarmate e piene di sdegno per il fatto che in Cina, nonostante il rischio-infezioni e i divieti imposti dalle autorità, sarebbe in corso un grande "festival della carne di cane". L'evento in questione, denunciano gli attivisti, si starebbe svolgendo a Yulin, nella Regione autonoma del Guangxi, nel sud del Paese, malgrado i pericoli per la salute derivanti dalle scarse condizioni igieniche in cui versano le bancarelle dei venditori di animali messe lì in piedi. Il festival sarebbe stato anche organizzato in aperto contrasto con quanto stabilito mesi fa dal ministero nazionale dell'Agricoltura, che aveva ufficialmente classificato i cani come "animali da compagnia" e non più come "cibo"; a fine febbraio 2020, inoltre, Pechino aveva introdotto un divieto temporaneo riguardo al commercio e al consumo di carne di animali selvatici, per via delle ipotesi che collegavano l'esplosione della pandemia di Covid all'abitudine locale di mangiare pipistrelli e altre specie non domestiche. Secondo i dati del 2020, la Cina è responsabile, ogni anno, dell'uccisione di 10 milioni di cani per il consumo umano.
In base alle denunce avanzata da ong come NoToDogMeat e Humane Society International, già a fine maggio sarebbero stati visti venditori di carne canina macellare e smerciare tale prodotto a Yulin, nonostante l'inizio ufficiale del festival fosse previsto per oggi. Nei prossimi 10 giorni, prevedono le associazioni, più di 5.000 cani saranno "bolliti vivi", smembrati e mangiati in tale manifestazione culinaria. Grazie alle proprie segnalazioni, evidenziano gli attivisti, alcuni camion carichi di animali diretti all'evento citato sono stati fortunatamente bloccati dalle autorità locali prima che potessero arrivare al festival della morte; NoToDogMeat si è quindi presa cura dei cani salvati distribuendoli ai propri rifugi presenti sia in Cina sia nel resto del mondo. Nonostante gli sforzi degli animalisti per fermare il flusso di camion verso Yulin, le autorità del Guangxi non starebbero applicando con decisione le restrizioni vigenti circa il consumo di carne canina: "Fermare i camion dei cani in arrivo", ha denunciato un esponente animalista cinese, "avrebbe dovuto essere una priorità assoluta per i funzionari del Guangxi a causa dei rischi di malattie e della crudeltà sugli animali. Camion e camion di cani malati e morenti sono invece arrivati a Yulin nelle ultime settimane e le autorità locali non fanno nulla per fermarli. Dopo tutto quello che la Cina ha passato con il Covid-19, era ovvio pensare che il governo nazionale e quelli regionali avrebbero represso duramente il commercio illegale e sporco di carne di cane, per fermare i rischi per la salute pubblica derivanti da queste vendite senza senso". Le organizzazioni a difesa degli animali hanno ultimamente fatto sapere che le autorità cinesi imporranno multe salate ai camionsti scoperti a trasportare cani destinati alla macellazione sulle bancarelle di Yulin, esortando contestualmente i governanti locali a fare seguire alle parole i fatti.
Sia NoToDogMeat sia Humane Society International stanno quindi cercando in ogni modo di convincere le istituzioni centrali e regionali a interrompere il festival incriminato e a mettere al bando una volta per tutte il consumo di carne canina nel Paese e, a tale scopo, hanno inviato una petizione al ministro cinese della Sanità pubblica e a quello dell'Agricoltura, nonché al segretario del Partito comunista del Guangxi e al sindaco di Yulin.
Nel frattempo, il dottor Peter Li, esponente di Humane Society International, ha elogiato la scelta delle città di Shenzhen e Zhuhai di vietare, prime in tutto il Paese, la vendita e il consumo di carne di cani e gatti.
Li, allo stesso tempo, ha però avvertito: “Questo festival, con incontri di massa tra clienti e commercianti e con tante persone che consumano carne di cane sia direttamente sulle bancarelle sia in ristoranti affollati, può essere una bomba a orologeria per le zoonosi e le epidemie. La salute pubblica e la sicurezza degli 1,4 miliardi di cinesi non possono mai essere considerate meno importanti degli interessi del piccolo numero di commercianti di carne di cane".
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