Cina, operativa la prima base militare all'estero

Due navi da guerra cinesi sono in rotta verso la Repubblica di Gibuti. E' la prima base navale d'oltremare della Cina, anche se Pechino la definisce un impianto logistico

Cina, operativa la prima base militare all'estero

La Cina ha completato i lavori della sua prima base militare all'estero, sulla costa settentrionale del Corno d'Africa, nei pressi della piccola città portuale di Obock, a quattro miglia di distanza dalla struttura di Camp Lemonnier. Quest’ultima è una delle più importanti installazioni estere del Pentagono che ospita circa quattromila unita assegnate al Combined Joint Task Force - Horn of Africa. La base cinese nei pressi di Obock, nell’ex-colonia francese si estende su 90 acri. La struttura, adiacente ad un nuovo porto commerciale di proprietà cinese e progettata per ospitare fino a diecimila soldati, comprende strutture di stoccaggio per armi, eliporti, cinque ormeggi per le navi commerciali ed uno per quelle militari. Poche ore fa i media statali hanno confermato che due navi da guerra con personale militare a bordo hanno lasciato Zhanjiang, nel sud della Cina, con destinazione la Repubblica di Gibuti. L’accordo, rinegoziabile, garantisce la presenza militare cinese nella nazione del Corno d'Africa fino al 2026. Nella Repubblica di Gibuti, il Merchants Group cinese (l’ultimo in ordine di tempo), un conglomerato di Hong Kong, ha investito 400 milioni di dollari per costruire un porto commerciale e sviluppare una zona di libero scambio nella regione. Oltre a rafforzare la presenza navale della Cina nel Mar Rosso, nel Golfo di Aden e nel Mar Arabico, la base servirà come quartier generale per i 2.400 soldati di stanza in Africa, nell'ambito delle operazioni per il mantenimento della pace nel Sudan del Sud (1.051), in Liberia (666) e nel Mali (402). L'Africa ospita circa un milione di cittadini cinesi, la maggior parte dei quali impegnati nei progetti infrastrutturali sostenuti da Pechino.

La base cinese è un chiaro esempio delle ambizioni globali di Pechino, a protezione degli interessi regionali nel Corno D’Africa e con potenziali implicazioni per il dominio militare degli Stati Uniti. I funzionari cinesi minimizzano la portata della base, definendola come “una struttura logistica ad esclusivo supporto delle operazioni anti-pirateria” . Secondo il Ministero della Difesa, “la base servirà come supporto logistico per le forze armate cinesi impegnate in missioni di scorta nel Golfo di Aden e nelle acque al largo della Somalia, in operazioni Onu e soccorso umanitario. Ad oggi, la Cina ha utilizzato le sue navi per scortare più di 6.000 imbarcazioni provenienti da molti paesi attraverso il Golfo di Aden. Nei periodi di crisi, ha evacuato i propri cittadini come avvenuto nel 2011 in Libia e nel 2015 nello Yemen”.

L’importanza di Gibuti

Un quarto delle importazioni di petrolio della Cina navigano attraverso lo stretto Stretto di Bab al Mandeb, mentre le imprese statali di Pechino stanno investendo decine di miliardi di dollari in ferrovie, fabbriche ed aziende. Gibuti rappresenta quindi un punto osservazione per le ambizioni internazionali della Cina, sia in termini di logistica navale che di immagine in patria ed all’estero. La base cinese di Gibuti si incastra nella strategia del “Filo di perle”, una rete di porti navali di scalo, prevalentemente lungo l'Oceano Indiano, per garantire rotte marittime di transito dalla Cina continentale al Sudan. La maggior parte delle esportazioni giornaliere per l'Europa, pari ad un miliardo di dollari, attraversano il Golfo di Aden ed il Canale di Suez. La strategia del filo di perle va intesa come presenza di strutture a duplice scopo, commerciale e militare. I rapporti riguardanti l'interesse della Cina per una base costiera nella Repubblica di Gibuti sono emersi per la prima volta all'inizio dell’estate del 2015, quando il presidente del paese africano, Ismail Omar Guelleh, confermò i colloqui con Pechino per una nuova struttura navale nella città portuale di Obock. Pochi mesi dopo, la Cina confermò pubblicamente l’inizio dei lavori. La Repubblica di Gibuti, nel Corno d'Africa, si estende su 14.300 miglia quadrate con una popolazione di 875.000 persone ed è strategicamente situata all'ingresso meridionale del Mar Rosso. Si trova tra l’Etiopia, l’Eritrea e la Somalia. Testa di ponte per le principali operazioni militari statunitensi nella Regione per la sua vicinanza con lo Stretto di Bab al Mandeb ed il Canale di Suez, Gibuti è in posizione strategica per il commercio globale e l’energia.

Camp Lemonnier

Camp Lemonnier è sede del comando dello Special Operations Command (Forward) – East Africa, che effettua operazioni contro i militanti di Al Shabab in Somalia ed al Qaeda nello Yemen. Fondata dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre del 2001, Camp Lemonnier ospita circa 4.000 unità statunitensi tra militari e civili e coordina diverse missioni classificate, comprese le operazioni hunter killer e targeting leader in Medio Oriente e nel Corno d'Africa. La base, gestita dalla Marina degli Stati Uniti, confina con l'aeroporto internazionale di Gibuti. Washington mantiene numerosi avamposti ed aeroporti in Africa, ma considera ufficialmente Lemonnier come la sua unica base militare nel continente. Come unica base americana in Africa, Camp Lemonnier svolge una funzione vitale per AFRICOM. Camp Lemonnier coordina almeno sei delle principali stazioni di lancio per le operazioni hunter killer ad opera dei droni statunitensi (dal Chabelley Airfield) delle diverse agenzie statunitensi contro obiettivi Al-Shabab in Somalia, Boko Haram in Nigeria ed al Qaeda nello Yemen. La base americana, infine, è anche un trampolino di lancio per le operazioni della Task Force 48-4, unità antiterrorismo attiva in Africa orientale e Yemen.

Nel 2014, gli Stati Uniti hanno firmato con il governo di Gibuti un nuovo contratto di locazione per 20 anni (70 milioni di dollari all’anno) con investimento complessivo pari ad 1,4 miliardi di dollari per modernizzare costantemente la base. Nel Gibuti anche una base permanente della Francia ed un avamposto cinese (trenta ettari per 170 soldati).

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