Cina, uomo arrestato per i nomi che ha dato ai suoi cani

Ad avviso delle autorità della Cina orientale, i nomi attribuiti dall’imputato ai suoi due cani avrebbero “sempre più demoralizzato” i funzionari pubblici

Cina, uomo arrestato per i nomi che ha dato ai suoi cani

Nella Cina orientale, un uomo è stato arrestato e condannato per avere affibbiato ai suoi cani dei nomi “illegali”.

Secondo la Bbc, che a sua volta cita dei media del gigante asiatico quali Beijing News e Fuyang News, un allevatore di cani, identificato con il solo cognome Ban, avrebbe chiamato due dei suoi animali domestici "Chengguan" e "Xieguan". In lingua cinese, il primo termine, a detta dei sinologi interpellati dal network britannico, identifica l’agente di polizia municipale incaricato di investigare sui reati di lieve entità, mentre il secondo vocabolo significa grosso modo“ausiliario del traffico”.

Il signor Ban avrebbe quindi comunicato ai suoi amici la scelta di tali nomi utilizzando il servizio di messaggistica istantanea più diffuso in Cina, WeChat. I messaggi comprovanti la “condotta illegale” del padrone dei cani sarebbero stati però immediatamente intercettati dalla polizia informatica del gigante asiatico. Le forze dell’ordine della città di Zhangzhou hanno quindi subito proceduto all’arresto dell’allevatore di animali domestici, incriminandolo per violazione delle norme nazionali poste a difesa del prestigio dei funzionari pubblici.

L’ordinamento della Cina, spiega sempre la Bbc, punisce con il carcere ogni comportamento o iniziativa diretti a “offendere, sminuire o deridere” la reputazione e l’autorità dei rappresentanti dell’amministrazione statale. Alla luce di tale normativa, anche il semplice sfizio di dare un nome particolare al proprio cane può quindi essere interpretato dalle forze di sicurezza di Pechino come un attentato alla sacralità delle istituzioni.

Il signor Ban è stato quindi formalmente accusato dalla polizia di Zhangzhou di avere, attribuendo i nomi "Chengguan" e "Xieguan" ai suoi due cani, “insultato il personale delle forze dell’ordine e l’autorità dello Stato”. Il pubblico ministero del tribunale della città in questione, a detta dei media asiatici citati dall’emittente britannica, ha usato toni altrettanto duri all’indirizzo dell’allevatore di animali domestici, biasimandolo per avere escogitato una trovata che avrebbe causato “danni enormi alla sicurezza nelle città e alla gestione dell’ordine pubblico”. Numerosi agenti di polizia municipale, ad avviso del procuratore, si sarebbero infatti sentiti “profondamente umiliati” per colpa dei nomi dati dal signor Ban ai suoi due cani e avrebbero iniziato a svolgere il rispettivo lavoro “con sempre meno entusiasmo e sentimento patriottico”.

L’imputato, riporta la Bbc, avrebbe reagito alle accuse formulate a suo carico dichiarandosi “profondamente pentito” per la scelta di affibbiare ai propri cani i nomi incriminati. Egli avrebbe quindi ripetutamente provato a convincere il collegio giudicante dell’assenza di qualsiasi intento offensivo collegato alla sua trovata e avrebbe poi presentato quest’ultima come una “semplice goliardata tra amici”.

La “gravità” della condotta del signor Ban è stata alla fine constatata dalla Corte penale di Zhangzhou, che ha

inflitto all’allevatore, in via cautelare e in attesa della sentenza definitiva per “oltraggio all’amministrazione statale”, 10 giorni di detenzione in una struttura carceraria di “rieducazione”.

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