"Clausola di dissolvenza": perché Kiev rischia di non entrare in Ue

Nel caso in cui Zelensky fosse costretto a dimettersi e la Russia conquistasse l'intera Ucraina, il Paese direbbe addio all'ingresso nell'Ue: ecco cosa può accadere fino al 24 giugno

"Clausola di dissolvenza": perché Kiev rischia di non entrare in Ue

L'ingresso dell'Ucraina nell'Ue è tutt'altro che scontato o "già fatto". Come abbiamo visto ieri sul Giornale.it, il presidente ucraino Zelensky ha compilato e consegnato al capo della delegazione dell'Unione europea in Ucraina, Matti Maasikas, un questionario con la domanda di annessione all'Europa. "Riconosciamo che questo sia un passaggio formale per l'Ucraina nel processo verso l'Unione Europea, sappiamo che la nostra gente si sente da tempo europea", ha affermato il presidente ucraino in un video pubblicato da Repubblica. Potrebbero esserci, però, degli impedimenti in grado di cambiare le carte in tavola.

Cos'è la "clausola di dissolvenza"

Se è vero che la posizione dei Paesi europei è più favorevole che contraria (o neutrale) all'ingresso ucraino, la tensione tra i 27 membri è palpabile e si discute quasi quotidianamente sul da farsi. Nel caso in cui la guerra prendesse la piega sbagliata e i russi conquistassero l'intera nazione o se Zelensky cadesse e fosse sostituito da un "governo-fantoccio", ecco che scatterebbe in automatico la "clausola di dissolvenza", ossia un reset di quanto fatto finora e tutto che torna al punto di partenza. Nessun ingresso nell'Unione, i questionari che diventano carta straccia e tutto da rifare qualora ce ne fossero le condizioni. Questo è lo scenario che potrebbe presentarsi se la situazione precipitasse nelle prossime settimane.

Quali sono gli step

Dopo le foto e i sorrisi, il questionario compilato da Zelensky è arrivato ieri a Bruxelles. "Ukraine's answers to the Eu Questionnaire on the Application for Membership", cioé la domanda ucraina per diventare membro Ue. Le risposte, però, verranno valutate politicamente e non tecnicamente e riguardano i tempi: come riporta Repubblica, la "road map" prevede che Kiev debba inviare il secondo questionario entro i primi sette giorni di maggio; dopodiché, il parere sarà trasferito al Consiglio europeo entro un mese. A quel punto, il 24 giugno dovrebbe esserci una riunione nella quale l'Ucraina potrebbe avere lo status di "paese candidato".

Quali sono i dubbi

Purtroppo, però, la guerra è lungi dall'essere finita e il 9 maggio, molto probabilmente, sarà ancora in corso nonostante la parata sulla "vittoria" che Mosca vorrebbe preparare. Se, come detto, il conflitto non dovesse concludersi con gli esiti sperati da Kiev, concedere l'ingresso in Ue ad un Paese controllato da Putin avrebbe esattamente l'effetto opposto. Ecco perché adesso si procede con una sorta di "freno a mano" tirato. E poi, non tutti e 27 i membri sono così convinti, al 100%, di questo nuovo ingresso nell'Unione. Insomma, i nodi sono tanti e come sempre vengono al pettine. Per adesso, però, Zelensky ha compilato il questionario rispondendo a varie aree tematiche che vanno dal mercato interno dell'Ue al bilancio statale. Qui però non siamo a scuola o all'università: eventuali errori di risposta non inficeranno l'annessione Ucraina, il problema qui è soltanto di natura politica.

"Ucraina famiglia europea"

"Abbiamo discusso di come aumentare i nostri aiuti all'Ucraina, del sostegno finanziario e per la difesa e delle risposte dell'Ucraina al questionario per diventare Paese membro dell'Ue", ha affermato Ursula von der Leyen dopo una chiacchierata con il presidente ucraino. "La Commissione è pronta al suo sostegno. L'Ucraina appartiene alla nostra famiglia europea".

L'altra formalità compilata da Zelensky ha riguardato l'insieme dei diritti e doveri che vincolano gli Stati Ue, questionario inviato a Kiev la settimana scorsa. Rimane da capire se, da oggi ai prossimi due mesi, la situazione rimarrà immutata o scenari imprevisti cambieranno completamente le carte in tavola.

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