Era il 2014, più precisamente il 19 agosto, quando venne diffuso su internet il video della decapitazione del giornalista James Foley. Il coltello che ha tolto la vita all'americano era impugnato da quello che è diventato per tutti il "boia" e il simbolo dell'Isis, "Jihadi John". Le immagini della tremeda uccisione sono rimbalzate dalle tv ai giornali, un'orrenda copertina della cattiveria dello Stato Islamico. Al centro di quel poster d'orrore c'era lui, "Jihadi John", con quell'arma puntata verso l'Occidente intero.
Mohamed Emwazi, questo era il vero nome del boia delle bandiere nere. Studente laureato in informatica all'univerità di Westminster a Londra, origini kuweitiane e cittadino londinese. Il terribile tagliagole proveniva da una famiglia agiata, poi un viaggio in Tanzania con un tedesco converito all'Islam e un certo Abu Tail che gli ha cambiato la vita.
Nel 2012 raggiunge la Siria, dove si unisce allo Stato Islamico con l'obiettivo di combattere il regime di Bashar al Assad. Da quel momento a pochi anni si trasforma nel frontman delle campagne di terrore del Califfo. Nei video diramati dall'Isis sul web, le sue mani si sporcano del sangue di Steve Sotloff, dei britannici David Haines e Alahan Henninh, l'americano Peter Kassig e il primo giapponese, Haruna Yukawa e di Kenji Goto.
L'ultima apparizione in video è del 23 agosto 2015, quando, a volto scoperto, per la prima volta, minaccia "Tornerò presto in Gran Bretagna con il Califfo dove continuerò a tagliare teste e ad uccidere i (kafir) miscredenti". Poi la fuga, ricercato e con una condanna sulla testa di 10 milioni di dollari. Ora il mondo aspetta la conferma della sua morte. Infatti, un missile americano pare averlo ucciso durante un raid.
Il portavoce del Pentagono, Peter Cook, ha dichiarato ai media che il bombardamento è avvenuto nella capitale dell'Is di al Raqqa. "Stiamo valutando i risultati rispetto al bombardamento avvenuto nella notte e vi forniremo ulteriori informazioni sul caso"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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