Corte suprema giapponese sancisce obbligo di castrazione per i trans

Il governo di Tokyo ha di fatto approvato la sentenza ribadendo l’importanza della “stabilità delle tradizioni nazionali”

Corte suprema giapponese sancisce obbligo di castrazione per i trans

La Corte suprema giapponese ha in questi giorni emesso una sentenza che ha stabilito l’obbligo per i transessuali di sottoporsi a “castrazione”.

Mediante una decisione unanime, un comitato di quattro magistrati ha sancito infatti che i trans intenzionati a richiedere agli uffici pubblici l’“aggiornamento” del genere specificato sui rispettivi documenti di identità dovranno essere “sterilizzati”. Chi vorrà modificare la dicitura “sesso” sul proprio documento di riconoscimento sarà quindi tenuto a subire la “rimozione degli organi genitali”.

Il massimo collegio giudicante nipponico ha presentato la “sterilizzazione forzata” dei trans come un mezzo inteso a “evitare la confusione in ambito sociale e familiare” e come una pratica “pienamente conforme alla Costituzione”. Al contrario, le associazioni a difesa dei diritti degli omosessuali hanno bollato il verdetto in questione come mirante a ribadire la “prevalenza dello Stato etico sulle libertà dei singoli”.

Contro l’obbligo di castrazione a carico dei transgender si è schierata anche l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, la quale ha etichettato la decisione del collegio come una “grave violazione della normativa internazionale sui diritti umani”. L’ong, tramite una nota, ha tuonato: “La sentenza della Corte suprema giapponese ha negato ad alcuni individui la libertà di mutare orientamento sessuale e di aggiornare il loro status giuridico. Costringere i transessuali a eseguire un adempimento traumatico come la sterilizzazione è una decisione che contrasta con le tendenze sociali contemporanee e con le politiche promosse dalla maggior parte dei Paesi avanzati.”

Il governo di Tokyo ha di fatto approvato la sentenza ribadendo l’importanza della “stabilità delle tradizioni nazionali”.

Yoshihide Suga, segretario generale dell’esecutivo, ha infatti affermato che i diritti della minoranza omosessuale e transessuale, nonostante siano “meritevoli di tutele normative”, non devono mai tradursi in “attentati all’identità giapponese e all’ordine sociale”.

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