Così Biden cambia il Columbus Day in nome del politically correct

Per i nativi americani, spiega Biden, l'esplorazione occidentale ha inaugurato "un'ondata di devastazione: violenza perpetrata contro le comunità native, sfollamento e furto delle patrie tribali, introduzione e diffusione di malattie e altro ancora".

Così Biden cambia il Columbus Day in nome del politically correct

Sull'onda del politicamente corretto e della cancel culture imperante, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden cambia radicalmente il significato del Columbus Day, che si celebra l'11 ottobre per commemorare il giorno dell'arrivo di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo. Biden decide dunque di strizzare l'occhio a quella sinistra progressista che, negli ultimi anni, ha preso di mira le statue e i monumeni dedicati ai confederati e allo stesso Colombo, così come a tutti i simboli dell'occidente colonizzatore e imperialista, riconoscendo anche "la dolorosa storia di torti e atrocità che molti esploratori europei hanno inflitto alle nazioni tribali e alle comunità indigene". Come spiega il presidente americano, è "una misura della nostra grandezza come Nazione" e del fatto che "non cerchiamo di seppellire questi vergognosi episodi del nostro passato", che li "affrontiamo onestamente, li portiamo alla luce" e facciamo tutto il possibile per affrontarli.

Così Joe Biden cambia il significato del Columbus Day

Per i nativi americani, prosegue il presidente, l'esplorazione occidentale ha inaugurato "un'ondata di devastazione: violenza perpetrata contro le comunità native, sfollamento e furto delle patrie tribali, introduzione e diffusione di malattie e altro ancora". In questo giorno, "riconosciamo questo passato doloroso" e ci "impegniamo nuovamente a investire nelle comunità native", sostenendo "i nostri impegni solenni e sacri nei confronti della sovranità tribale" e perseguendo "un futuro più luminoso incentrato sulla dignità, il rispetto, la giustizia e le opportunità per tutte le persone".

Nel suo discorso, Joe Biden ricorda la storia di Cristoforo Colombo e degli altri esploratori: "500 anni fa, dopo essersi assicurato il sostegno della regina Isabella I e del re Ferdinando II, Cristoforo Colombo lanciò la Niña, la Pinta e la Santa Maria dalle coste della Spagna nel 1492. Mentre intendeva terminare la sua ricerca in Asia, il suo viaggio di 10 settimane lo portò invece sulle coste delle Bahamas, facendo di Colombo il primo di molti esploratori italiani ad arrivare in quelle che sarebbero poi diventate le Americhe" osserva. Molti italiani, sottolinea, "avrebbero seguito il suo cammino nei secoli a venire, rischiando la povertà, la fame e la morte alla ricerca di una vita migliore. Oggi, milioni di italoamericani continuano ad arricchire le tradizioni e la cultura del nostro paese e a dare un contributo duraturo alla nostra nazione". Il Columbus Day diventa dunque "un momento di riflessione", sullo "spirito di esplorazione dell'America", sul "coraggio e sui contributi degli italoamericani attraverso le generazioni", sulla "dignità e la resilienza delle nazioni tribali e delle comunità indigene", e sul "lavoro che rimane davanti a noi per adempiere la promessa della nostra Nazione per tutti".

Tutti contro Colombo

In molte città statunitensi le statue erette in onore di Cristoforo Colombo sono state rimosse o vandalizzate brutalmente, e le festività dedicate al navigatore genovese cancellate in ossequio ai dogmi del politicamente corretto. Davvero un peccato che il presidente Usa non abbia speso nemmeno una parola di condanna di quelle intollerabili violenze.

Innegabile ciò che hanno subito le comunità indigene dopo la scoperta dell'America ma questa, piaccia o meno, è la storia, segnata da conquiste violente, guerre, colonizzazioni, popolazioni ridotte in schiavitù e quant'altro. Giusto pertanto fare i conti con il passato e riconoscere ciò che è stato: sbagliato, invece, applicare i criteri etici di oggi al passato. Un atteggiamento fondamentalista e ideologico che non porta da nessuna parte.

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