"Controlla tutti". Così lo Zar piega tutti gli oligarchi russi

L'ex consigliere politico di Putin svela il metodo dello Zar: "Se decide una cosa, si fa come dice lui. Gli oligarchi non contano nulla sulle scelte: davanti a Vladimir tremano le gambe"

"Controlla tutti". Così lo Zar piega tutti gli oligarchi russi

Che tipo di potere esercita Vladimir Putin nei confronti dei suoi uomini? Dietro il suo atteggiamento c'è una vera e propria regola da rispettare per controllare le mosse ed evitare defezioni rispetto alla linea indicata? A svelare il metodo del leader della Federazione Russa è stato Sergei Markov, direttore dell'Istituto di ricerche politiche di Mosca ed ex deputato della Duma. Si tratta di una voce importante perché, tra le altre cose, è stato consigliere politico di Putin. Una voce che mette in risalto le condizioni delle "élite che vivono all'ombra" dello Zar: "Hanno paura di guardare negli occhi una realtà terribile, e per questo si agitano, parlano a mezza voce".

Il "metodo Putin"

Markov non ci gira attorno e riferisce che alla fine, al di là delle possibili divisioni che si possono creare al Cremlino, la scelta finale spetta comunque a Putin: "Se decide una cosa, si fa come dice lui. Dopo, si vedrà". La tattica del presidente della Federazione Russa sarebbe quella di mettere "le persone sbagliate nei posti giusti".

A sostegno di questa tesi ha citato il caso del ministro della Difesa Sergei Shoigu, considerata una delle persone più moderate che si possono trovare al Cremlino: "Non può dettare legge ai generali perché non è uno di loro". Invece Vladimir Medinskij, ex ministro della Cultura, ha una posizione molto rigida e accade questo: "Il presidente lo mette alla guida dei negoziati. Così comanda solo lui".

Il ruolo degli oligarchi

Dagli oligarchi ci si aspetta che ricoprano un ruolo importante verso Vladimir Putin, una veste influente e di assoluto rilievo nell'ambito delle scelte da intraprendere. Ma su questo punto Markov ha voluto fare una precisazione che va nella direzione completamente opposta, facendo sapere che sulle decisioni politiche "non contano nulla". Dice di averne "visti tanti" davanti a Putin e il risultato è stato lampante: "A ognuno di loro ogni volta tremavano le gambe".

Nikolaj Patrushev, attuale segretario del Consiglio di sicurezza, è considerato senza dubbi il falco più influente. Ovviamente non mancano anche altre figure considerate particolarmente importanti rispetto alle altre: tra queste Markov indica ad esempio Aleksej Miller (amministratore delegato della società energetica Gazprom) e Igor Sechin (amministratore delegato di Rosneft, la compagnia petrolifera statale, ovvero "l'unico che può scherzare con Putin"). E ha fatto notare che entrambi sono di San Pietroburgo: "La geografia politica e umana di Putin è molto chiara".

Le divisioni

Le difficoltà riscontrate nel corso dell'operazione militare hanno innescato "una lotta burocratica", una caccia al colpevole a cui sottrarre le risorse e una discussione per individuare la nuova strategia da mettere in campo. Tutto ciò si è tradotto in un conflitto che, almeno per il momento, non ha assunto "forme politiche ben delineate". Il punto principale riguarda la convinzione di alcuni, secondo cui in fin dei conti "vincerà chi è disposto ad andare fino in fondo".

Cosa prevede l'ipotesi di arrivare fino in fondo? "Prendere in considerazione l'arma nucleare tattica. In Ucraina, contro le navi Nato nel Mar Nero", spiega Markov.

Che però tiene a chiarire: questo non significa che Putin debba essere costretto a usarla, ma che "deve essere pronto a farlo". L'altro blocco invece sostiene di iniziare a ragionare nell'ottica di un compromesso, considerato l'atto fondamentale per porre fine alle ostilità sul campo di battaglia.

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