I punti chiave
Se è vero che gli antibiotici bloccano ed eliminano i batteri, un loro uso eccessivo può sortire l'effetto opposto: la protezione nei confronti dei microrganismi può diminuire e si assiste al fenomeno dell'antibiotico-resistenza di cui ci eravamo occupati su InsideOver. In pratica, l’uso prolungato dei farmaci antibatterici può innescare la cosiddetta "pressione selettiva" facendo emergere ceppi virali che resistono a quel tipo di farmaci. Per far fronte a questa problematica, il Servizio Sanitario Inglese (Nhs) ha deciso di ripristinare una tecnica vintage in voga negli anni '40, la terapia dei vermi.
Di cosa si tratta
Come scrive il The Telegraph, negli ultini anni questa particolare terapia è aumentata del 50% diventando uno strumento chiave nella lotta alla resistenza dei batteri. I dati pubblicati dall'Nhs Digital dimostrano che il numero di trattamenti somministrati in Inghilterra è aumentato da 886 nel 2008/09 a 1.305 un decennio (2018/19), praticamene quasi il 50% in più. "L'uso moderno dei vermi medici risale alla Prima Guerra Mondiale, quando un chirurgo scoprì che le ferite dei soldati guarivano più velocemente quando venivano 'colonizzate' dai vermi", spiegano gli esperti.
Perché si usano i vermi
Dai primi anni Cinquanta questo metodo di cura venne meno grazie alla progressiva e graduale introduzione degli antibiotici: dagli anni Duemila, però, il loro eccessivo uso ha favorito la "furbizia" dei microrganismi che si sono adattati riuscendo in alcuni casi a vincere la resistenza dei farmaci. Ecco perché i medici inglesi, ultimamente, sono costretti a tornare all'approccio fuori moda: alcuni studi hanno dimostrato che la terapia dei vermi è efficace nel trattamento di ferite cutanee difficili da guarire mentre altri hanno visto che è un metodo che funziona anche più a largo spettro.
Cos'è la terapia Maggot
La terapia Maggot è stata autorizzata per l'uso dall'Nhs nel 2004 tant'é che un'azienda britannica alleva migliaia di moscerini verdi ogni anno da vendere al Servizio sanitario e in tutta Europa alle quali offre novemila "biobag" in stile bustina di tè piene di larve. Questa pratica è aumentata dal 2007 ma è diminuita soltanto nei due anni della pandemia. In questo modo alcune ferite che non si rimarginano con gli antibiotici vengono curate con queste "bustine" piene di larve, non più grandi di un millimetro, che vengono posizionate sopra il tessuto interessato, ricoperte con una specie di cerotto e lasciate così per circa quattro giorni. "I vermi si nutrono quindi del tessuto morto e, come suggeriscono alcune ricerche, secernono molecole antimicrobiche che disinfettano la ferita", ha spiegato Yamni Nigam, professore di scienze sanitarie all'Università di Swansea.
Tra i camici bianchi, questo metodo sembra essere molto apprezzato dopo averne visto i benefici e l'efficacia anche se alcuni sono (giustamente) disgustati dal pensiero di utilizzare i vermi sui propri pazienti.
"Certamente tutti, penso, hanno un'avversione naturale e un disgusto intrinseco per quanto riguarda i vermi", ha aggiunto. "Il fattore schifo può essere superato attraverso l'entusiasmo degli innovatori e dei primi utenti che, in qualità di influencer, stanno sostenendo l'uso dei vermi", ha concluso l'esperto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.