Crisi di nervi, liti e pugni sbattuti: la notte di fuoco a Bruxelles

Servirà almeno un quarto giorno di negoziati per trovare una soluzione. Ma si accendono sempre di più gli animi e le tensioni tra i vari Paesi

Crisi di nervi, liti e pugni sbattuti: la notte di fuoco a Bruxelles

L'Unione europea continua a essere del tutto spaccata: il Consiglio europeo straordinario non ha fatto altro che far emergere ulteriormente le divisioni tra i vari Stati membri. Da una parte 22 Paesi europei sostengono un piano di sussidi da almeno 400 miliardi, dall'altra i 5 Paesi frugali non hanno alcuna intenzione di salire sopra i 350. Intanto a Bruxelles si continua a trattare: dopo il nulla di fatto della terza giornata, alle ore 16.00 ci sarà l'incontro in plenaria. La svolta potrebbe arrivare grazie all'intervento di Charles Michel.

Stando a quanto si apprende da fonti europee, il presidente del Consiglio Ue entro la ripresa dei lavori presenterà una nuova proposta formale che dovrebbe essere basata su una dotazione di 390 miliardi di euro di sovvenzioni ma con rebate (meccanismi di rimborso sul Bilancio Ue) più bassi rispetto alla precedente. Una conferma è arrivata dal premier Giuseppe Conte, che ha parlato di due strade possibili: una con una riduzione dei grants a 400 miliardi condurrebbe a un maggiore sconto per i Paesi che ne hanno diritto; un'altra con i sussidi a 390 miliardi con un minore sconto. Sul fronte della governance il presidente del Consiglio si è dimostrato più sereno, lasciando intendere che potrebbe cadere quel potere di veto sui piani di riforma nazionali: "Abbiamo indirizzato il procedimento di verifica e controllo dello stato di avanzamento dei progetti secondo una più corretta soluzione, rispettosa delle competenze dei vari organi definite dai trattati".

Notte di fuoco a Bruxelles

Nella notte non sono mancati momenti di altissima tensione. Ad alzare la voce è stato lo stesso avvocato, che avrebbe utilizzato toni durissimi nei confronti di Mark Rutte: "In realtà se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei per avere compromesso una adeguata ed efficace reazione europea". L'avvocato, con lo sguardo rivolto verso l'olandese, avrebbe rincarato la dose: "Il mio Paese ha una sua dignità. C’è un limite che non va superato". L'Huffington Post riporta che il dubbio di Conte riguarda il rischio che "si voglia piegare il braccio a un Paese perché non possa usare i fondi" del Recovery Fund. Ha sostenuto a gran voce che i sussidi sono assolutamente necessari per tutti quei Paesi che hanno più difficoltà nella crescita economica e perciò il Recovery Plan "non può diventare uno strumento per condurre battaglie ideologiche", anche perché "questa negoziazione volta ad abbassare il livello di efficacia della reazione europea non ha senso".

Fonti diplomatiche raccontano che improvvisamente anche Emmanuel Macron avrebbe perso le staffe, sbattendo i pugni sul tavolo contro il cancelliere austriaco Sebastian Kurz che si sarebbe alzato dal tavolo per rispondere al telefono: "Vedete? Non gli interessa, non ascolta gli altri. Ha un atteggiamento negativo". Neanche Angela Merkel sarebbe riuscita a mantenere la calma, soprattutto quando i Paesi frugali - messi in minoranza sul bilanciamento tra sussidi e prestiti - hanno posto l'attenzione sulla questione della condizionalità sullo stato di diritto.

"Come mai nessuno qui stasera parla di stato di diritto?", ha fatto notare la danese Mette Frederiksen. Ma la cancelliera tedesca avrebbe risposto seccata alla stoccata, affermando che nessuno può rivolgere accuse di questo tipo.

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