Consiglio Ue, due soluzioni sul tavolo per il Recovery Fund

Il presidente del consiglio europeo proporrà oggi una soluzione con una riduzione dei grants a 400 miliardi e una a 390 miliardi. L'olandese Mark Rutte non si piega

Consiglio Ue, due soluzioni sul tavolo per il Recovery Fund

Anche il terzo round del Consiglio europeo straordinario sugli aiuti economici post Covid è terminato con un nulla di fatto. I negoziati sono andati avanti tutta la notte, salvo interrompersi per quattro ore di pausa e riprendere all'alba. Alla fine la sessione plenaria è stata spostata alle 16 di oggi.

I nodi da sciogliere sono sempre gli stessi: in primo piano il Recovery Fund e il bilancio europeo 2021-2027, in sottofondo i rebates, il potere di veto di bloccare i piani nazionali di riforma, come vorrebbe l'Olanda, e la trance dei finanziamenti Ue. Tanti i punti di domanda, poche le risposte.

Due soluzioni sul tavolo

Charles Michel ha passato tutta la notte a dialogare con i vari leader. Il presidente del consiglio europeo ha fatto sapere Giuseppe Conte, proporrà "una soluzione con una riduzione dei grants a 400 miliardi e una 390 miliardi".

Due possibili soluzioni, dunque. La prima, quella dei 400 miliardi di sussidi nel Recovery plan, "condurrebbe un maggiore sconto per i Paesi che ne hanno diritto" mentre quella da 390 miliardi "un minore sconto". Qui entrano in gioco gli sconti fiscali concessi ad hoc dall'Ue ai Paesi membri. L'idea, insomma, sembrerebbe essere una: ammorbidire i frugali facendo leva sui cosiddetti rebates.

Conte: "Italia ha sua dignità"

"Il mio Paese ha una sua dignità. C'è un limite che non va superato", ha tuonato Giuseppe Conte al ritorno in albergo dopo una lunga notte di trattative. Per quanto riguarda la governance del Recovery Fund, ovvero le modalità di utilizzo del denaro del fondo, la strada è ancora in salita. "Questa negoziazione volta ad abbassare il livello di efficacia della reazione europea non ha senso", ha attaccato il premier italiano nel suo intervento alla cena dei capi di Stato e di governo.

"I grants sono necessari a una pronta ripresa per rafforzare la resilienza dei Paesi che hanno più difficoltà nella crescita economica. Il Recovery Plan non può diventare uno strumento per condurre battaglie ideologiche", ha proseguito. A detta di Conte, si starebbero usando delle "astuzie", per mettere in difficoltà alcuni Paesi: sembra quasi, ha concluso, che si voglia "torcere il braccio a un Paese" e non fargli usare quei soldi, facendo controllare al consiglio ogni singola fase dell'attuazione.

L'ira di Macron contro Kurz e Rutte

In ogni caso, secondo le ultime indiscrezioni che filtrano da Bruxelles, le posizioni di certi Paesi, tra cui Danimarca, Svezia e Finlandia, si sarebbero ammorbidite. L'unico ostacolo continua a restare Mark Rutte. Il premier olandese non ha intenzione di cedere.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, pare abbia perso le staffe durante la plenaria e battuto i pugni sul tavolo criticando i Paesi frugali. Secondo alcune fonti, il capo dell'Eliseo se la sarebbe presa in particolare con il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, che aveva lasciato la riunione per rispondere al telefono.

"Vedete? Non gli interessa, non ascolta gli altri. Ha un atteggiamento negativo", avrebbe detto Macron. Kurz, sempre secondo le testimonianze, si sarebbe poi risentito. "Trattative dure stanno volgendo al termine. Noi siamo molto contenti dei risultati di oggi. Si riprende nel pomeriggio", ha poi twittato in mattinata il leader austriaco.

Macron ha poi puntato il dito contro Rutte, accusandolo di comportarsi come David Cameron quando negoziava in vista del possibile referendum per Brexit.

"Quella strategia è finita male", ha sottolineato il capo dell'Eliseo. Ricordiamo che Macron insiste per un accordo che preveda almeno 400 miliardi di sovvenzioni. I Paesi frugali, rappresentati da Rutte e Kurz, non sono intenzionati invece a superare i 350 miliardi.

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