Dilma Rousseff se ne va, Michel Temer nuovo presidente del Brasile

Una sessione fiume del Senato sancisce l'allontanamento per 180 giorni dalla presidenza. Il vice dovrà mettere mano ai conti lasciati in eredità dalla contabilità creativa dell'ex guerrigliera

Dilma Rousseff se ne va, Michel Temer nuovo presidente del Brasile

Un po’ di gas lacrimogeni ‘regalati’ dalla polizia in quel di Brasilia, dove neanche 5mila supporter dell’impeachment e della narrativa del colpo di stato ieri si erano riuniti davanti al Senato verde-oro in una giornata destinata a fare la Storia del paese del samba – davvero con la ‘S’ maiuscola perché Collor de Mello nel 1992 aveva rinunciato un attimo prima di venire messo in stato d’accusa – un Batman (non l’originale, ça va sans dire) che senza l’appoggio di Robin è stato malmenato in quel di Rio de Janeiro e qualche spintone a San Paolo, di fronte al Masp, tra opposte fazioni, contenute senza colpo ferire dalle forze dell’ordine.

Nonostante i ripetuti appelli al “golpe” dei senatori del Pt, il partito dei lavoratori di Lula e del PCdoB, il partito comunista brasiliano, quasi nessuno ieri ci ha creduto, nessuna folla oceanica ha bloccato il paese del samba e, così, l’allontanamento per 180 giorni dal palazzo presidenziale di Planalto di Dilma Vana Rousseff per crimini fiscali è stato sancito a larghissima maggioranza dal Senato brasiliano, dopo una sessione fiume durata quasi 24 ore.

Il risultato ufficiale, appena sancito, è di 55 voti a favore dell’impeachment e 22 contrari.

Molta tensione, tuttavia, è prevista oggi, con il maggior sindacato del paese, la CUT legata al Pt, l’associazione studentesca Une, i senza terra ed i senza tetto (Mst e Mtst) ed una serie di movimenti sociali vicini al governo che scenderanno in strada per denunciare quello che per loro è stato un ‘colpo di stato parlamentare’.

Soprattutto dopo che, verso le 11 del mattino a Brasilia (le 16 in Italia) a Dilma verrà notificata ufficialmente la decisione del Senato e, a stretto giro di posta, si insedierà ad interim alla presidenza Michel Temer, fedele vice di Rousseff per quasi 6 anni ed oggi considerato dall’ex delfina di Lula e dai suoi supporter, un “traditore”, un “complottista” e, naturalmente, un “golpista”.

Ma che succederà a partire da domani?

Nei prossimi 6 mesi il Senato, presieduto dal presidente della Corte Suprema verde-oro (Stf) Ricardo Lewandowski, molto vicino a Lula, dovrà decidere se allontanare definitivamente Dilma Rousseff che, in tal caso, sarà impossibilitata a ricoprire incarichi pubblici per 8 anni. Per farlo sarà necessaria una maggioranza dei due terzi, ovvero 54 voti, molto probabili visto il risultato della votazione odierna. In caso contrario, a sorpresa, Dilma sarà reintegrata alla presidenza.

Di certo c’è che Temer oggi eredita da Rousseff un paese sull’orlo del disastro economico sul

fronte dei conti pubblici (qui l’articolo che spiega i numeri ‘figli’ dei trucchi contabili di Dilma e del Pt), con un Pil che tra metà 2014 e fine 2016 si prevede crollerà del 10%, un’inflazione in doppia cifra, 12 milioni di disoccupati ed oltre 60 milioni di brasiliani indebitati sino al collo.

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