Rousseff lascerà un Brasile quasi in bancarotta

Secondo l’ultima relazione dell’agenzia di rating Moody’s, il buco nei conti pubblici verde-oro potrebbe essere addirittura di 600 miliardi di reais, circa 150 miliardi di euro al cambio odierno, un’enormità. Peggio di tutti sta Petrobras, ma messe male sono anche Eletrobras e Caixa Economica Federal

Rousseff lascerà un Brasile quasi in bancarotta

Se come tutto lascia credere Dilma Rousseff sarà messa in stato d’accusa dal Senato brasiliano – il voto è previsto per le 3 di domattina in Brasile, le 8 in Italia - il suo vice-presidente Michel Temer erediterà dalla prima presidente donna del paese del samba un deficit di bilancio senza precedenti. Secondo l’ultima relazione dell’agenzia di rating Moody’s, il buco potrebbe essere addirittura di 600 miliardi di reais, circa 150 miliardi di euro al cambio odierno, un’enormità insomma.

Chiunque governerà il Brasile dovrà infatti farsi carico delle ricapitolazioni del Tesoro nelle statali Petrobras, Eletrobras e Caixa Economica Federal, della rinegoziazione dei debiti degli stati che compongono l’Unione verde-oro – alcuni come quello di Rio sono letteralmente ‘in rosso’ e da mesi ritardano i pagamenti dei dipendenti– e della copertura di fondi settoriali per studenti e lavoratori come il Fies e il Fat.

Per Moody’s le stime di queste “spese straordinarie” faranno schizzare il debito pubblico, oggi leggermente sotto il 70% del Pil, al 90% del prodotto interno lordo brasiliano nel 2018. Nel prossimo triennio, inoltre, Petrobras avrà bisogno di 330 miliardi di reais (pari al 5,6% del Pil), oltre 100 miliardi dei quali solo per pagare i debiti “monstre” accumulati da un decennio di gestione corrotta, come dimostrato dalla locale Mani Pulite.

Eletrobras, secondo fonti vicine alla statale dell’energia, ha invece bisogno di circa 50 miliardi di reais per rimettersi in carreggiata.

Altra bomba potenziale è rappresentata dai conti degli stati – l’equivalente delle nostre regioni – indebitati, anche qui, per centinaia di miliardi.

A giugno la Corte Suprema deciderà se accettare o meno la riduzione degli interessi chiesta dall’amministrazione periferica e, se accoglierà la richiesta, al fardello debitorio dello stato centrale si aggiungerà un ulteriore passivo di 402 miliardi di reais.

Per il momento Moody’s non vede rischi imminenti per le banche statali Caixa, Banco do Brasil e Bndes ma, se dovesse verificarsi un peggioramento settoriale, anche indotto da fattori esterni, il passivo potrebbe esplodere, arrivando nella peggiore delle

ipotesi a 600 miliardi di reais.

Delle tre a stare peggio è la Caixa Economica Federal che, a detta degli esperti consultati dal quotidiano Estado de Sao Paulo, ha bisogno di 40 miliardi di reais per rimettere i conti in ordine.

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