Il dibattito sull'identità sessuale - o di genere, come dicono i politicamente corretti - assume toni a dir poco grotteschi nel Regno Unito. La discussione degli ultimi giorni verte su un dilemma che non riesce proprio a mettere d'accordo i rappresentanti del partito laburista: le donne possono avere il pene oppure no? La logica, il buon senso, ma soprattutto la realtà biologica - che non è un'opinione, ma un dato di fatto incontrovertibile - ci fornisce una risposta chiara e netta: no, le donne non possono avere il pene perché altrimenti sarebbero uomini. Ma a sinistra la confusione sull'argomento è talmente tanta che il leader dei Labour, Sir Keir Starmer, che è stato più volte accusato di eludere le domande sull'argomento, ha dichiarato in un'intervista rilasciata a Lbc che la "grande maggioranza" delle donne non ha un pene, riaccedendo il dibattitto all'interno del partito.
Donne con il pene, lo psicodramma (grottesco) dei laburisti
Keir Starmer ha dichiarato, durante l'intervista, che per "la stragrande maggioranza delle donne" si tratta "esclusivamente di biologia e ovviamente non hanno un pene. Lo sappiamo tutti e ovviamente hanno bisogno di spazi sicuri e lo sosterremo. Ma c'è una piccola minoranza di individui che sono nati in un genere con cui ora non si identificano" ha spiegato. Alcuni, ha sottolineato, "attraversano un processo, altri no, e questo è traumatico per loro, e li rispetto e li sostengo". Per il 99,99% delle donne, ha poi rimarcato Sir Keir Starmer, "è tutta biologia, dobbiamo sostenere i loro spazi sicuri, ma non denigriamo o manchiamo di sostenere il piccolo gruppo di persone che lottano con la loro identità di genere".
Le parole di Starmer arrivano dopo le recenti dichiarazioni della deputata laburista Stella Creasy, la quale, in un'intervista rilasciata al Daily Telegraph, aveva dichiarato che le donne transgender sono donne a tutti gli effetti e come tali dovrebbero essere trattate. "Certo che le donne possono avere il pene!", ha sottolineato, per poi sferrare un attacco alla scrittrice J.K. Rowling: "È una cattiva femminista". Come femminista vecchio stile, ha aggiunto, "sto ancora combattendo il patriarcato. Non mi interessa combattere tra di noi", ha detto Creasy. Sarà anche così, ma le sue parole hanno innescato un polverone nella sinistra inglese con la collega laburista Anneliese Dodds che ha spiegato di non essere affatto d'accordo: "Per me le donne non possono avere il pene. Certo, ci sono persone che hanno cambiato genere. Ma il genere non coincide con il sesso biologico". Lo psicodramma, dai tratti grotteschi, è servito.
Il dibattito fra femministe "gender critical" e le associazioni Lgbtq
Il dibattito a sinistra vede da una parte le femministe "gender critical", convinte del fatto che la realtà biologica sia predominante sul genere - come la già citata J.K. Rowling e la docente Kathleen Stock - e le associazioni transgender ed Lgbtq, che sostengono invece che il genere sia un costrutto sociale e che ognuno possa "autoidentificarsi" come meglio crede. C'è un termine specifico che spesso, nel dibattito pubblico e sui social, viene accostato a J.
K Rowling: si tratta di "Terf" che, come spiega il Financial Times, sta per "femminista radicale trans-escludente", un'etichetta affibbiata dalle associazioni transgender come insulto contro qualsiasi donna che non si piega alla follia di un'ideologia che nega la realtà biologica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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