"La prima dose del vaccino è meno efficace di quanto affermato da Pfizer"

Le autorità israeliane hanno ultimamente messo anche in dubbio il fatto che il siero Pfizer possa proteggere efficacemente dalle varianti del virus

"La prima dose del vaccino è meno efficace di quanto affermato da Pfizer"

Le autorità israeliane hanno ultimamente messo sotto accusa il vaccino Pfizer, in quanto il siero prodotto dall’azienda farmaceutica statunitense si sarebbe rivelato “meno efficace” del previsto. A finire nel mirino di Gerusalemme è, in particolare, il livello di immunità al Covid sviluppato nell’organismo umano per effetto della prima dose di siero, che sembrerebbe inferiore a quanto promesso dalla stessa ditta Usa. Nonostante la scoperta di una protezione meno efficace garantita contro l’infezione dalla prima somministrazione dell’antidoto, la campagna di vaccinazione di massa In Israele sta andando avanti spedita, con 2 milioni di cittadini già vaccinati e più di 400mila che hanno fatto anche il richiamo.

A denunciare i limiti della protezione anti-Covid offerta dalla prima dose di siero Pfizer, malgrado quest’ultima avesse fornito dati maggiormente rassicuranti al governo Netanyahu, è stato ultimamente Nachman Ash, coordinatore nazionale della strategia di immunizzazione messa a punto dall’esecutivo citato. Egli avrebbe lanciato martedì la sua accusa a carico del colosso farmaceutico, nel corso di una riunione con gli alti dirigenti del ministero della Salute, evidenziando il fatto che molte persone, ossia 12,400 individui, si sono infettate nel Paese mediorientale fra la prima e la seconda dose. Ciò, a detta dell’esperto israeliano, sarebbe una dimostrazione del fatto che la prima somministrazione di siero garantirebbe una protezione “meno efficace di quanto avevamo pensato” e quindi inferiore rispetto a quanto asserito finora dai dati forniti da Pfizer alle autorità di Gerusalemme. In base ai dati incriminati, la ditta farmaceutica Usa aveva rimarcato che il suo siero aveva un’efficacia del 52% dopo la prima dose, che saliva al 95% dopo l’inoculazione della seconda. Ash ha invece messo in dubbio le percentuali presentate dall’azienda, principalmente quelle relative agli effetti della prima dose.

Tuttavia, il coordinatore della strategia vaccinale di Gerusalemme ha, durante il vertice al ministero della Salute, avanzato dubbi anche sulla reale protezione fornita dal richiamo, segnalando che 69 cittadini si sarebbero ad oggi infettati pur avendo ricevuto la seconda dose di siero e asserendo di conseguenza che quest’ultima non garantirebbe in maniera inequivocabile l’immunità contro le varianti del coronavirus. Nonostante le sue perplessità circa l’efficacia protettiva dell’antidoto Pfizer, Ash non ha sollecitato ultimamente l’esecutivo Netanyahu a prolungare lo stato di massima allerta nel Paese e il conseguente coprifuoco nazionale, sostenendo che non sarebbe necessario estendere per altre due settimane le restrizioni anti-contagio, dato che basterebbe protrarle solo per un'altra settimana e mezza.

L’efficacia del siero Pfizer, messa in discussione da Ash, era stata però magnificata pochi

giorni prima da Sharon Alroy-Preis, capo del dipartimento di Sanità pubblica presso il ministero della Salute, secondo cui il medesimo antidoto starebbe contribuendo a ridurre del 50% le infezioni da Covid.

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