Sebbene la Russia arranchi, almeno su Kiev e per i modesti risultati ottenuti finora, l'azione di Putin sul territorio ucraino si sta facendo sentire nelle aree più deboli e indifese a suon di missili terra-aria, bombardamenti a tappeto, aerei quadrimotori Tupolev e carri armati. Adesso, per provare a sfondare su Kiev, l'artiglieria russa si servirà anche di un drone altamente sofisticato chiamato "loitering munition", lettermalmente "munizione vagabonda". Ma è stato già soprannominato "drone kamikaze".
Azione e caratteristiche
Anche se la Bbc ha fatto sapere che un drone con tre chilogrammi di esplosivo è stato abbattuto dalle forze di sicurezza ucraine a Kiev, cadendo nel quartiere di Podil dove ha causato un principio di incendio, non era purtroppo l'unico a disposizione delle forze russe. Si tratta di mini aerei telecomandati che restano a lungo in volo fino a quando non hanno individuato l'obiettivo da centrare e contengono centinaia di biglie d'acciaio per produrre gli effetti peggiori possibili. Poi scatta l'attacco: la fase chiamata "sorvolo a circuito" permette di selezionare gli obiettivi da colpire, raccogliere maggiore informazioni prima di colpire il bersaglio oppure battere in ritirata se non si verificassero più i presupposti per mettere fine all'attacco o se ci fossero perdite collaterali notevoli. Il grande vantaggio di questo tipo di azione consiste di avere ancora a disposizone la munizione se la prima operazione fallisce. I missili, invece, una volta lanciati non possono essere più recuperati o tornare indietro se l'obiettivo non è quello previsto. Con questo drone, invece, si. La produzione è della Kalashnikov, marchio conosciuto in tutto il mondo per la produzione di fucili mitragliatori.
Le armi usate nel conflitto
Per rimanere al passo con i tempi, un'altra arma a disposizione dei russi attorno alla capitale Kiev riguarda i proiettili d'artiglieria a guida laser: come scrive Repubblica, si tratta di munizioni sparate dai cannoni con una precisione come quella dei missili. Anche in questo caso, i droni svolgono un loro ruolo pilotandoli e sono impiegati per abbattare le postazioni dei razzi anti-tank che l'Occidente ha fornito all'Ucraina. Come abbiamo visto sul Giornale.it, però, questi non sono che gli ultimissimi ritrovati in campo tecnologico: in Ucraina si combatte già con le bombe termobariche, utilizzate per le elevate temperature che possono raggiungere a seconda dei componenti utilizzati (polvere di alluminio o magnesio in qualità di particolato energetico). Si prestano per la neutralizzazione di esplosivi con carica chimica anche del tipo nervina. L'impiego generico che se ne fa, però, è rivolto a un certo tipo di bersagli come tunnel o una rete di bunker per eliminare il personale grazie all'onda d'urto e al calore che può raggiungere, al centro dell'esplosione, anche i 2500/3000 gradi centigradi.
Come abbiamo scritto in maniera dettagliata su InsideOver, la Russia ha schierato alcuni cacciabombardieri da attacco al suolo con differenti munizioni in base al tipo di conflitto ma anche velivoli più pesanti per effettuare gli "strike" delle prime ore: risulta infatti che siano stati impiegati missili da crociera più grandi lanciati dai Tupolev. L'Ucraina, dal canto suo, sta utilizzando gli UCAV di fabbricazione turca come "artiglieria volante" per colpire i corazzati russi. Secondo il Pentagono, l'aviazione russa starebbe compiendo almeno 200 incursioni al giorno, numero incredibile ma più basso rispetto alla potenza del Cremlino.
Armi chimiche e biologiche
Infine, il pericolo fondato è che i russi possano impiegare armi chimiche e biologiche per causare danni intenzionali o morte a causa delle loro proprietà altamente tossiche (le chimiche) e quelle basate su agenti microbiologici nocivi o tossine da essi prodotte e usate attraverso particolari strumenti per la contaminazione in territori e popolazioni nemiche (biologiche). L’enorme differenza che le differenzia dalle armi chimiche, è che le armi biologiche sono composte da microrganismi già presenti in natura e non lavorati o sintetizzati in laboratorio per via artificiale. Il loro costo di fabbricazione è piuttosto basso ed è complicato individuarne l’utilizzo da parte di un esercito: si tratta di virus, batteri o altre tossine che riescono a diffondersi nella popolazione o nell’esercito avversari. Antrace, botulino, alcune forme di peste e il vaiolo potrebbero essere conservati in laboratorio pronti per essere utilizzati nel momento più opportuno.
Ovviamente, sia
nel primo che nel secondo caso, esistono leggi internazionali che ne vietano il loro uso in base ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche in vigore dal 1997 e la Convenzione sulle armi biologiche, in vigore dal 1975.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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