Nella tarda serata di ieri, i russi hanno confermato che l'incrociatore Moskva fosse definitivamente affondato: prima l'incendio, poi il missile Neptune, poi le voci non confermate che la nave stesse colando a picco ribaltate dal Cremlino che sottolineava come fosse "ancora a galla" e rimorchiato in porto per essere riparato. In porto, però, non arriverà mai. Ma come hanno fatto gli ucraini a far affondare la nave da guerra più grande dalla Seconda Guerra Mondiale? Una chiave di lettura la fornisce l'esperto di guerra Chris Owen, che spiega come i primi rapporti sulla vicenda indicano una combinazione brillantemente efficace di tattiche, strategia e sfruttamento delle proprie capacità degli ucraini uniti alla consapevolezza delle debolezze russe.
Il ruolo del drone sul radar
Secondo quanto riferito, la Moskva è stata colpita dai missili da crociera antinave Neptune di progettazione ucraina. Questi sono entrati in servizio solo nel 2019: "apparentemente non avevano mai visto l'azione prima in questa guerra", spiega Owen. Secondo i Report, l'attacco sarebbe avvenuto durante una tempesta che ha aiutato anche a nascondere l'attività a terra dal punto d'osservazione: i russi, infatti, non si sarebbero accorti dei preparativi. E qui si compie l'astuzia ucraina, che avrebbero utilizzato un drone Bayraktar TB-2 per mettere fuori uso i radar della Moskva e riuscire a colpire in maniera quasi indisturbata, cogliendo di sorpreso l'equipaggio. "Nell'uso navale, possono essere impiegati per trovare navi nemiche e trasmettere le loro posizioni alle batterie di missili costieri, oltre a effettuare attacchi diretti utilizzando i propri carichi utili", spiega dettagliatamente Owen sul proprio profilo Twitter.
La distrazione, poi l'attacco
È possibile che gli ucraini abbiano utilizzato un TB-2 per identificare e prendere di mira la Moskva o che lo stesso drone si sia "sacrificato" per distrarre l'incrociatore colpito successivamente dal missile. "O entrambie le situazioni, non so se il drone Bayraktr sia sopravvissuto", sottolinea l'esperto. Ma come hanno fatto i russi a non vedere il Neptune in arrivo? La Moskva aveva un unico radar di difesa aerea principale che riusciva a guidare i missili S300. "Il problema è che ha solo un campo visivo di 180 gradi", spiega Owen. La copertura a 360 gradi è fornita soltanto dai radar di ricerca aerea a lungo raggio "MR-800 Voshkod/Top Pair 3-D" per missili a corto raggio. "Ma è probabile che durante la tempesta non siano stati in grado di distinguere i Neptunes che sfiorano il mare dalle cime delle onde".
La tattica ucraina
Secondo tutta la ricostruzione, quindi, è probabile che gli ucraini abbiano intenzionalmente convinto la Moskva a puntare il suo miglior radar nella direzione sbagliata mentre i Neptunes si sono intrufolati sotto la copertura degli altri radar. "Molto intelligente".
Insomma, un attacco certamente ben architettato e studiato che ha portato all'affondamento di un caposaldo della marina russa, la quale ha accusato il colpo come e più di tutte le altre perdite fin qui ottenute in Ucraina dal 24 febbraio. Che fine ha fatto l'equipaggio? Le ultimissime informazioni riportate dalle agenzie di stampa russe dicono che sia stato evacutato a Sebastopoli, in Crimea, citando fonti ben informate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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