Ecco come le industrie del tabacco incentivano il mercato di contrabbando

Due studi del Tobacco Research Group evidenziano il ruolo dell’industria nel commercio illecito di tabacco

Ecco come le industrie del tabacco incentivano il mercato di contrabbando

Le grandi multinazionali del tabacco stanno incentivando direttamente il mercato illecito di sigarette mentre lottano per il controllo e la prevenzione. A lanciare l’allarme due studi pubblicati sul British Medical Journal e condotti dal Tobacco Research Group dell’Università di Bath. Secondo i due studi, infatti, circa due terzi delle sigarette di contrabbando proverrebbero proprio dall’industria. Le multinazionali faciliterebbero il mercato illecito delle sigarette soprattutto nei Paesi a reddito medio-basso e in quelli in via di sviluppo, attraverso una complessa rete di gruppi di facciata.

A seguito di una serie di indagini, all’interno della World Health Organization (WHO) era stato adottato nel novembre 2012 il Protocollo sul Commercio Illecito (ITP) con l’obiettivo di eliminare a livello globale la compravendita illegale di prodotti legati al tabacco. Il protocollo era stato sottoscritto da 53 Paesi e dall’Unione Europea e approvato formalmente il 9 gennaio 2014. Tra le misure messe a punto a livello mondiale per impedire il contrabbando di tabacco, spicca l’istituzione di un sistema internazionale di tracciamento delle merci in grado di identificare l’origine e la destinazione esatta di qualsiasi prodotto.

Le contraddizioni emerse dagli studi del Tobacco Research Group però evidenziano come le industrie del tabacco si siano sì inserite all’interno di questo sistema internazionale progettato per prevenire il contrabbando, ma per poterlo controllare e raggirare dall’interno. Un meccanismo che Anna Gilmore, direttrice del Tabacco Control Research Group, non ha esitato a definire “una delle più grandi truffe dell’industria del tabacco”. Secondo gli studi, infatti, Big Tobacco avrebbe creato una fitta rete di gruppi di facciata, finanziato terze parti per allestire delle società apparentemente indipendenti.

Un’altra questione sollevata dal Tobacco Research Group riguarderebbe invece la qualità dei dati e dei risultati delle ricerche finanziate dalle industrie del tabacco: dati sottostimati che mirerebbero a ridurre la portata del problema.

“I governi, le autorità fiscali e doganali di tutto il mondo sembrano essere state incantate dai dati e dalle tattiche dell'industria”, ha detto il professor Gilmore, autore di entrambi gli studi. “Non ci si può fidare della ricerca finanziata dal settore del tabacco: nessun governo dovrebbe implementare un sistema di tracciabilità collegato in qualsiasi forma ai produttori di tabacco”.

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