"Teme la fine di Gheddafi": quali sono le vere ossessioni dello Zar

Nella mente dello zar russo, Vladimir Putin, convivono numerose ossessioni che hanno preso il via dalla sconfitta nella Guerra Fredda: ecco cosa attanaglia i suoi pensieri e quali sono i più radicati

"Teme la fine di Gheddafi": quali sono le vere ossessioni dello Zar

Che Putin sia un personaggio "particolare", non sempre lineare, imprevedibile (vedi l'attacco in Ucraina), è cosa nota ai più. Non per questo è necessariamente "pazzo" come molti ipotizzano, tutt'altro. Semmai una lucida spietatezza, chiamatela come volete. Sicuramente, nel mix di caratteri che formano l'uomo Putin, si trovano alcune ossessioni che lo inseguono da anni. Anche la stimata Angela Merkel, nel 2014 disse che il presidente russo viveva in un mondo tutto suo: quell'affermazione aveva certamente delle basi, non si giudica una persona senza conoscerla. Ivan Krastev, politologo bulgaro tra i più influenti in Europa, ha spiegato al Corriere cos'è che non lascia pace al cervello dello zar.

"Ecco cosa lo attanaglia"

"È noto che Putin ha passato ore a guardare e riguardare gli ultimi minuti di vita di Gheddafi. Quel video in cui veniva preso e messo a morte", racconta al quotidiano italiano. Questo "ci dice qualcosa del suo umore apocalittico. È chiaro che si identifica con Gheddafi". È una rivelazione importante che può raccontare un nuovo aspetto del presidente russo. Alla precisa domanda se abbia paura di finire come il dittatore libico a tal punto da essere disposto a tutto, Krastev ha spiegato che "c’è un dettaglio che sottovalutiamo. Nel 2011 Obama riuscì a convincere Mosca a sostenere l’operazione in Libia, dicendo che era solo una No-fly zone e che non si puntava al cambio di regime. Poi è andata com’è andata. E Putin ha finito per convincersi che, qualsiasi cosa facesse, l’Occidente vuole sempre il cambio di regime".

"Vuole riscrivere il passato"

C'è un saggio scritto da Putin proprio l'anno scorso in cui afferma che Russia e Ucraina sono "un solo popolo": lì' non si parla né della Nato e nemmeno delle preoccupazioni sulla sicurezza russa. "Quel saggio è il progetto di restaurare la Russia storica. Non ha niente a che fare con l’espansione della Nato, ha moltissimo a che fare con la disintegrazione dell’Unione Sovietica e il desiderio di Putin di riscrivere il passato", spiega il politologo. Ecco l'altra ossessione: Putin ha creato un sistema così forte "basato su se stesso che non riesce a immaginare una Russia dopo di lui. Sente che deve fare tutto finché è ancora al potere, finché è ancora vivo e lucido. Di qui la scelta del momento e l’intensità della guerra".

"Putin politico messianico"

La politica diplomatica, con lo zar, è molto difficile da ottenere perché sarebbe un politico messianico, ossia relativo a un Messia: i più influenti esperti del settore affermano che l'esperienza della pandemia, rinchiuso per due anni in una fortezza sempre più separata dal mondo, hanno accentuato i suoi aspetti messianici e la convinzione di dover assolvere a una missione. Come riporta il Corriere, secondo lo scrittore russo Viktor Erofeev, "nella mente di Vladimir Putin si è formata chiaramente una realtà parallela, incomprensibile all’Ucraina, all’America e all’Europa". Nella realtà putiniana, quindi, la visione è di una battaglia da vincere per vendicare la sconfitta della Guerra Fredda e l’umiliazione subita da quel momento. Un'ulteriore conferma la dà la politologa russa Tatjana Stanowaja che racconta quella che lei chiama la "svolta" a inizio 2020, quando Putin modifica la Costituzione rendendosi di fatto presidente a vita: "può stravolgere le regole a suo piacimento e questo cambia la sua psicologia e il modo in cui si rapporta ai suoi avversari interni ed esterni, lo fa sentire onnipotente". Tornando all'inizio, da qui deriva la sua impossibilità a fermarsi, perché "lui non ragiona in termini di materie prime o di regimi politici. Pensa in termini di missione storica", conclude Krastev.

L'ossessione del veleno

Ultima ma non ultima per importanza, il costante timore di morire avvelenato da uno dei suoi fedelissimi: come ci siamo occupati sul Giornale.it, Putin ha a sua disposizione anche dei "food taster", ossia degli assaggiatori personali che non rappresentano una novità strettamente collegata al conflitto in Ucraina e la paura di essere ucciso adesso, li aveva già assunti anche in passato: fa

assaggiare loro qualsiasi pietanza prima che lui stesso la mangi così da essere al riparo da ogni dubbio. Lo scorso mese aveva sostituito il vecchio personale con uno nuovo ma continua a mantenere questa abitudine/ossessione.

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