Sono sempre più le donne che lavorano nelle aziende hi-tech della Silicon Valley che stanno trovando il coraggio di parlare apertamente e denunciare le molestie e discriminazioni subite.
È stato ribattezzato "Effetto Uber" perché è stato proprio l'episodio di sessismo che ha travolto la compagnia di San Francisco portando a un cambio dei vertici ha dare l'impulso alle altre lavoratrici in situazioni simili. A esporre le pressioni, molestie, avances sessuali, i demansionamenti e le complicità dei vertici di Uber è stata Susan Fowler, che ha lavorato come ingegnera per la società dal novembre 2015 al dicembre 2016.
Il post in cui denunciava pubblicamente le molestie sessuali e le discriminazioni sistematicamente subite dalle lavoratrici donne impiegate nell'azienda è diventato virale e ha causato un'indagine interna. Alla fine, dopo il licenziamento di venti dirigenti, lo stesso fondatore dell'impresa, Travis Kalanick, è stato costretto alle dimissioni. Un gesto che ha, soprattutto, innescato un dibattito diffuso sul sessismo diffuso nelle aziende della Silicon Valley e sul modo in cui trattano le donne.
Così altre hanno preso coraggio e iniziato a denunciare le differenze di salario rispetto agli uomini con le stesse qualifiche, le mancate promozioni di donne ai vertici nonostante i meriti e le costanti denigrazioni delle colleghe donne in un mondo dominato da uomini bianchi in cui sessismo e discriminazioni sono da tempo endemici. Basti pensare alla ricerca "Elephant in the Valley", condotta su 210 donne del settore, che ha rivelato come sei su dieci subiscano approcci sessuali non voluti.
Il sessismo nei colossi hi-tech, dunque, non è un fenomeno nuovo, quello che sta cambiando è l'atteggiamento delle donne che lo subiscono. Se finora solo poche hanno rotto il silenzio per paura di ulteriori ripercussioni, nell'ultimo periodo stanno aumentando le denunce pubbliche.
Le ultime in ordine di tempo sono state sei dipendenti del fondo d'investimento Binary Capital che hanno accusato Justin Caldbeck, cofondatore della compagnia, di "avances inopportune e indesiderate". Una denuncia che ha portato alle dimissioni del 40enne.
"Spero che vedremo non solo molte più donne parlarne e venire ascoltate. Ma anche più uomini che prendano posizione e dicano: tutto ciò è intollerabile", ha commentato a Usa Today Kate Mitchell di Scale Venture Partners.
Il fenomeno ha portato diverse compagnie hi-tech a correre ai ripari, impegnandosi a diversificare la forza lavoro e ha favorire la presenza di donne ai
vertici. Restano, però, ancora molti problemi da superare lungo la strada verso la parità: primo tra tutti la tendenza condivisa dai vari colossi di pagare sistematicamente meno le proprie dipendenti donne rispetto agli uomini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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