Si chiama Ustanin Siiri (Il poema del padrone) il testo in rima che ha messo nei guai Merve Buyuksarac, designer e modella 27enne, incoronata Miss Turchia nel 2006 e ora condannata a 14 mesi - con pena sospesa - per avere condiviso sul suo profilo Instagram quei versi che canzonano il presidente Recep Tayyip Erdogan.
Versi di un poema satirico diffusi online per la prima volta nel 2012 da un famoso uomo di teatro, stando a un’intervista che il quotidiano di sinistra Cumhuriyet fece alla Buyuksarac lo scorso anno, che suonano come un adattamento della Istiklal Marsi, l’inno nazionale della Turchia, se non si considera il testo che descrive Erdogan come un miliardario e il figlio Bilal come l’uomo che ne "ripulisce" i capitali, accusa per cui un’indagine è stata avviata anche in Italia.
La sentenza sul caso Buyuksarac è arrivata oggi, ma se la giovane non ricadrà nel reato per cui è stata condannata per i prossimi cinque anni non farà un giorno di cella. Nondimeno un tribunale di Istanbul l’ha ritenuta colpevole di "offesa a un pubblico ufficiale" per il solo fatto di avere condiviso quelle parole. "L’ho fatto perché mi era parso divertente - aveva commentato pubblicamente l’ex Miss Turchia in passato - senza l’intenzione di offendere il presidente Erdogan".
I casi per diffamazione
Il caso che riguarda Merve Buyuksarac, e per cui ora il suo avvocato, Emre Telci, ha annunciato un ricorso alla Corte di giustizia europea, è solo uno dei quasi 2mila fascicoli per diffamazione aperti da quando Erdogan è diventato presidente della Repubblica turca nel 2014. Indagini avviate sulla base della violazione di un articolo del codice penale, il 299, che prevede il carcere "da uno a quattro anni" per chi insulta il Presidente, con un massimale di sei anni per le offese in pubblico. Una norma di cui gli osservatori internazionali hanno più volte contestato un uso persecutorio.
Non è la prima volta che un poema satirico viene messo alla sbarra. Un comico tedesco, Jan Boehmermann, rischiava fino a cinque anni di carcere dopo avere pronunciato in televisione versi che irridevano Erdogan e per i quali dalla Turchia era arrivata la richiesta di aprire un'indagine per "insulti a un capo di Stato straniero", un crimine punibile in Germania definito "datato" dallo stesso ministro alla Giustizia, Heiko Maas e di cui Angela Merkel aveva annunciato la cancellazione.
Boehmermann non si era tirato indietro, parlando in tv di Erdogan come di un uomo dedito al sesso con gli animali e che "sculaccia cristiani mentre guarda materiale perdo-pornografico".
Nondimeno i commenti del cancelliere, che aveva definito "deliberatamente offensive" le sue parole - e la sentenza per diffamazione del tribunale - avevano scatenato un ampio dibattito sui limiti della libertà di stampa. I più critici avevano accusato la Merkel di proteggere un autarca pur di salvare l'accordo con i migranti raggiunto con la Turchia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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