La Finlandia boccia il suo reddito di cittadinanza

La Finlandia era stata la prima nazione europea a introdurre il “reddito di cittadinanza”, seguita, agli inizi di quest’anno, dall’Italia

La Finlandia boccia il suo reddito di cittadinanza

In Finlandia, le autorità hanno pubblicato un rapporto sull’impatto prodotto sull’economia nazionale dall’esperimento del “reddito di cittadinanza”, attuato nel Paese nordico dal gennaio del 2017 al dicembre del 2018. Il responso del governo ha coinciso, di fatto, con una “bocciatura” di tale politica sociale.

La strategia di Helsinki si basava sul versamento di “560 euro mensili” a ogni disoccupato, indipendentemente dal patrimonio immobiliare o finanziario effettivo posseduto dai beneficiari. La versione finlandese del “reddito di cittadinanza” mirava ad accordare ai cittadini disagiati un minimo sostegno economico, destinato a favorire il reinserimento dei percettori nel mondo del lavoro. L’ente pubblico preposto all’erogazione del sussidio universale era l’Agenzia nazionale per la Sicurezza sociale (Kela). Proprio tale organismo ha redatto il recente rapporto sull’“inefficacia” della riforma in questione.

Miska Simanainen, ricercatore dell’istituzione governativa, ha illustrato alla stampa locale il contenuto del dossier evidenziando gli “effetti quasi nulli” sull’occupazione dispiegati dal “reddito di cittadinanza” nel periodo 2017-2018. In tale arco temporale, malgrado il varo della strategia statale anti-povertà, il numero di cittadini senza lavoro sarebbe infatti rimasto “pressoché uguale” rispetto al passato. Dei beneficiari del sussidio incondizionato, circa “2mila persone”, solo “pochissimi” avrebbero trovato un impiego in seguito all’attuazione della riforma propugnata dall’esecutivo di Helsinki. Simanainen ha quindi stabilito che il sostegno economico universale non avrebbe “minimamente aiutato” i soggetti disagiati a reinserirsi nel mercato del lavoro, ma li avrebbe unicamente resi “più felici” e “meno stressati”.

L’analisi effettuata dal ricercatore di Kela è stata subito interpretata dai media del Paese nordico come una “condanna senza appello” nei confronti dei principi ispiratori del “reddito di cittadinanza”, i quali, secondo molti sostenitori di tale strumento anti-povertà, sarebbero stati enunciati per la prima volta nel 1516, all’interno di Utopia, romanzo dell’umanista inglese Thomas More.

La Finlandia era stata la prima nazione europea a introdurre

tale sussidio, seguita, agli inizi di quest’anno, dall’Italia. Programmi analoghi per il contrasto alla disoccupazione sono attualmente in vigore nella città olandese di Utrecht e in diversi villaggi dell’Ovest del Kenya.

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