Francia, tagli di Macron al sociale: scure su assegni di disoccupazione

Le misure annunciate dal governo Macron in ambito economico-sociale hanno indignato sia i sindacati sia gli ambienti imprenditoriali

Francia, tagli di Macron al sociale: scure su assegni di disoccupazione

In Francia, il governo di Emmanuel Macron ha annunciato una riforma “dura, ma imprescindibile” dello Stato sociale transalpino.

In base alle modifiche legislative e regolamentari delineate ultimamente dal primo ministro Edouard Philippe in ambito lavoristico, l’erogazione degli assegni di disoccupazione, pari a circa mille euro al mese, alle persone senza impiego non sarà più automatica. Il premier ha infatti precisato che, se entrerà in vigore il pacchetto normativo ideato dall’esecutivo, tali prestazioni economiche verranno concesse, in primo luogo, soltanto ai disoccupati con alle spalle “anni e anni di lavoro”.

Lo stesso Philippe, durante recenti interviste in cui ha illustrato ai media d’Oltralpe i particolari del piano governativo di riforma, ha poi rivelato che, per percepire i sussidi in questione, gli inattivi dovranno anche presentare il requisito dell’“effettiva condizione di povertà”, ossia non essere in possesso di alcuna “fonte alternativa di reddito”. Un’ulteriore modifica al funzionamento dello Stato sociale francese è, sempre secondo quanto affermato dal premier, la riduzione del periodo di erogazione degli assegni di disoccupazione: da due anni a soli sei mesi.

La principale motivazione alla base di queste innovazioni normative propugnate dall’esecutivo, di fatto ispirate alla filosofia del rigore, consiste, a detta del primo ministro, nel “punire i furbetti, ossia coloro che, non avendo alle spalle una significativa carriera lavorativa e non scontando grandi difficoltà economiche, preferiscono non cercare una nuova occupazione e vivere “sulle spalle della collettività produttiva e onesta”. Attraverso tali tagli alla spesa assistenziale, le autorità, ha spiegato il ministro del Lavoro Muriel Penicaud, puntano quindi a conseguire un risparmio di 3,4 miliardi di euro.

Nel pacchetto normativo elaborato dall’esecutivo Macron figura anche l’introduzione di “sanzioni pecuniarie” a carico delle aziende che ricorrono ai contratti a temine per reperire nuovi dipendenti nonché il via-libera a molti “vantaggi fiscali” per gli imprenditori che, invece, assumono personale a tempo indeterminato.

Le politiche annunciate dalle autorità in ambito economico-sociale hanno subito provocato l’indignazione dei sindacati, che hanno infatti proclamato uno “stato di agitazione permanente” per protestare contro i tagli ideati dall’Eliseo. La principale organizzazione rappresentativa dei lavoratori transalpini, la Cgt, ha quindi esplicitamente “dichiarato guerra” al governo Macron, minacciando uno sciopero generale a oltranza”, mentre Marylise Leon, vice-segretario della sigla sindacale Cfdt, ha biasimato il presidente francese per “volere fare cassa sulla pelle di coloro che fanno girare l’economia nazionale”.

Contro le innovazioni normative propugnate dalle autorità di Parigi si è scagliato anche il fronte parlamentare di sinistra, formato dai deputati del Partito socialista e del movimento anticapitalista La France insoumise, che ha accusato la riforma incriminata di favorire un “drammatico aumento” della disoccupazione nel Paese. In Francia, attualmente, la percentuale di senza-lavoro (8,7 %) è già una delle più alte d’Europa.

Critiche all’indirizzo dei provvedimenti elaborati dall’Eliseo sono state lanciate anche dai sindacati degli industriali, secondo i quali le

sanzioni ai danni delle aziende che ricorrono ai contratti a termine e gli incentivi a beneficio di coloro che assumono a tempo indeterminato rappresenterebbero dei “pesanti impedimenti” alla libertà di impresa.

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