In Francia, è stata di recente scoperta una truffa milionaria messa in piedi, ai danni di diversi personaggi famosi, da un “finto ministro del governo Macron”.
Un sosia dell’attuale titolare degli Esteri transalpino, Jean-Yves Le Drian, avrebbe infatti raggirato, dalla fine del 2015 fino a oggi, numerosi cittadini facoltosi facendosi consegnare ingenti donazioni destinate, a suo dire, a “finalità nobili”.
In base a quanto hanno appurato gli inquirenti francesi, l’artefice della truffa si sarebbe circondato di una vasta schiera di complici. Costoro, dopo avere designato le vittime dell’imbroglio, le contattavano tramite telefonate anonime e, non appena queste celebrità rispondevano alle chiamate, si spacciavano per collaboratori di Le Drian e le informavano di una fantomatica “raccolta fondi” promossa direttamente dal politico bretone, che, prima di divenire il capo della diplomazia di Parigi all’interno dell’esecutivo Macron, era stato ministro della Difesa con il presidente socialista François Hollande.
Dopo che le ignare vittime acconsentivano a contribuire a tale iniziativa di solidarietà, venivano esortate a collegarsi via Internet, tramite Skype, con il finto politico, che, durante le dirette video, illustrava gli intenti della raccolta fondi e forniva le coordinate bancarie indispensabili per effettuare i bonifici solidali. In particolare, il sosia di Le Drian, che nei video in questione appariva con indosso una “maschera di silicone” con le sembianze del ministro nonché seduto in un finto ufficio pieno di imponenti tricolori d’Oltralpe, assicurava sempre alle persone cadute nella trappola che i soldi raccolti sarebbero serviti per “salvare dei giornalisti tenuti in ostaggio dall’Isis in Medio Oriente”.
Dato che la normativa francese vieta il pagamento di qualsiasi riscatto per la liberazione di individui prigionieri di gruppi terroristici, il politico fasullo incoraggiava le vittime a effettuare donazioni garantendo che tali versamenti sarebbero rimasti “anonimi” e, inoltre, che la polizia non sarebbe mai stata in grado di “rintracciarli” in quanto sarebbero stati instradati su conti correnti aperti presso “banche cinesi”.
Grazie a questa messinscena, la banda di truffatori avrebbe finora intascato circa 80 milioni di euro di donazioni, effettuate da celebrità come l’Aga Khan, Corinne Mentzelopoulos, proprietaria dell’azienda vinicola Château Margaux, Guy-Petrus Lignac, responsabile della ditta produttrice del vino di origine controllata Petrus. Il finto ministro avrebbe ingannato, a detta delle forze dell’ordine d’Oltralpe, anche l’Arcivescovo di Bordeaux e i dirigenti di Sidaction, ong impegnata nella lotta all’Aids.
Tale organizzazione criminale è stata però ultimamente sgominata grazie all’arresto dell’ideatore del maxi-raggiro, ossia un pregiudicato franco-israeliano di nome Gilbert Chikli. Sarebbe stato proprio costui, nato nella periferia nord-orientale parigina da una famiglia di ebrei tunisini, ad apparire in video, durante le dirette Skype, con indosso la maschera di silicone con le fattezze di Le Drian e a comunicare alle vittime gli estremi dei conti correnti aperti in Cina.
Secondo quanto riporta la Bbc, gli investigatori di Parigi sarebbero sul punto di arrestare anche i complici del truffatore, mentre quest’ultimo è stato immediatamente incarcerato con l’accusa di “associazione per delinquere” e “usurpazione di identità”.
Delphine Meillet, avvocato del ministro degli Esteri in carica, ha bollato, davanti ai microfoni dell’emittente britannica, come “ripugnante e incomprensibile” la
scelta di Chikli di spacciarsi per Le Drian. Il reato scoperto in questi giorni dagli investigatori, ha proseguito il legale, avrebbe provocato un “enorme danno di immagine” all’esponente dell’esecutivo Macron.
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