In nome della laicità sulle vette dei Pirenei Orientali non ci saranno più le croci. Il simbolo cristiano che accoglie gli scalatori sui picchi delle montagne è finito al centro di una disputa tra laicisti e difensori delle tradizioni montanare. Il braccio di ferro alla fine è stato vinto dai vandali che nel 2018, dopo diversi sfregi, avevano divelto la croce di 40 chili, alta un metro e quaranta, installata a 3mila metri di quota sulla sommità del Pic Carlit, gettandola in una scarpata.
I militari, a questo punto, hanno alzato le mani, comunicando a Radio France Bleu la decisione dell’esercito francese, che, d’accordo con la prefettura e il vescovo, ha scelto di non rimpiazzare il simbolo cristiano per “non rinfocolare la polemica”. “Questa gente non capisce che le croci sono un elemento della tradizione montanara, che servono agli escursionisti per orientarsi”, spiega il tenente colonnello Christophe Correa. “Preferiamo optare per una pacificazione”, ha chiarito gettando acqua sul fuoco.
La resa è stata criticata, tra gli altri, dal sindaco del comune di Angoustrine, da cui dipende il monte, Hélène Josende, che, sentita da Le Figaro, ha spiegato come le croci, “più che essere un’ostentazione della fede cattolica”, rappresentino “soprattutto un simbolo che serve ad indicare alle persone l’arrivo in vetta”. I pasdaran della laicità lo scorso anno si sono scagliati anche contro la croce del Cambre d’Aze.
Secondo i laicisti i simboli della cristianità non fanno parte del patrimonio nazionale e della tradizione francese. Motivo per il quale debbono sparire.
Così è rimasta soltanto quella del Canigou, istallata nel 1943 dagli scout di Notre Dame la Réal di Perpignan, sul monte sacro per i catalani. Vero e proprio simbolo della regione, il tenente colonnello avverte che se qualcuno la toccasse, “non potrebbe restare più di un giorno nel dipartimento”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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