Ancora una volta Trump viene fermato da un giudice (vedremo se ne arriveranno altri) che blocca il nuovo bando contro gli immigrati. Stavolta a fermare il decreto del presidente (nella sua nuova versione più soft) è un giudice federale nello stato delle Hawaii. Secondo il giudice Derrick Watson la sospensione per 90 giorni degli ingressi negli Stati Uniti per i cittadini di sei Paesi a maggioranza musulmana è una discriminazione religiosa che viola la Costituzione americana. Il divieto, inoltre, danneggerebbe il settore turistico delle Hawaii e la possibilità di accogliere studenti e lavoratori stranieri. Immediata la reazione sdegnata della Casa Bianca, che ha parlato di "un abuso di potere senza precedenti".
Partecipando a un incontro pubblico a Nashville (Tennessee), il presidente Trump ha detto che "questa sentenza ci fa sembrare deboli, il ché non siamo, credetemi". E ha preannunciato che intende portare avanti il braccio di ferro fino alla Corte Suprema: "Andremo a batterci contro questa terribile sentenza, arriveremo fino alla Corte Suprema, vinceremo e manterremo al sicuro il nostro Paese e i nostri cittadini".
Trump aveva firmato il nuovo "travel ban" lo scorso 6 marzo, allo scopo di superare i problemi generatisi dopo l'ordine esecutivo di gennaio, che oltre a causare il caos negli aeroporti americani aveva scatenato proteste di massa, prima che un giudice di Washington intervenisse bloccando la sua applicazione.
Una mossa politica quella del giudice Watson?
I giudici applicano le leggi, che ovviamente interpretano. C'è da sottolineare, però, che Watson è stato nominato da Barack Obama nello scorso mandato. Nella sua sentenza si legge che, mentre l'ordine esecutivo non menziona l'Islam, "un ragionevole, obiettivo osservatore... arriverebbe alla conclusione che l'ordine esecutivo è stato emesso con uno scopo di sfavorire una particolare religione".
L'ira del presidente
Dopo aver preannunciato che farà ricorso contro la decisione del giudice delle hawaii Trump non ha risparmiato attacchi neanche alla Corte d'appello del nono circuito, quella che lo scorso febbraio fermò il primo travel ban. Lo ha detto affermando che la sentenza di ieri è stata "ritagliata sui diktat della sentenza sbagliata" di allora, che costituisce un "abuso giuridico senza precedenti". Poi il presidente va giù duro osservando che "questa è una versione annacquata del primo (provvedimento, ndr), ma fatemi dire una cosa: dovremmo tornare direttamente alla prima versione che era quella che io volevo dall'inizio" . Per poi chiudere con una punta di sarcasmo: "Devo essere buono altrimenti verrò criticato perché parlo male dei nostri tribunali. Con tutte le persone disoneste al mondo, sarò io ad essere criticato".
Uno stop anche nel Maryland
Anche un
giudice federale del Maryland ha bloccato l’ordine esecutivo di Trump. Il giudice Theodore Chuang ha emesso la sentenza esprimendosi su un ricorso presentato da alcune associazioni che rappresentano immigrati e rifugiati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.