Secondo uno studio del News Media Alliance pubblicato dal New York Times, nel 2018 Google avrebbe guadagnato 4,7 miliardi di dollari grazie al settore delle news quando, nello stesso periodo, l'intero ammontare delle entrate pubblicitarie di tutti i giornali americani è stato di 5,1 miliardi di dollari. Il rapporto, osserva il Guardian, servirebbe a sottolineare la sempre più spiacevole dipendenza dei media nei confronti dei colossi del web; media che lamentano come Google, Facebook e Apple traggano profitti in maniera del tutto sproporzionata grazie al settore delle news e dell'informazione. Almeno questa è l'accusa.
"Gli editori di giornali devono continuare a investire in giornalismo di qualità, e non possono farlo se le piattaforme prendono ciò che vogliono senza pagare", ha dichiarato David Chavern, presidente del News Media Alliance, in una nota. "Le informazioni devono essere libere, ma i giornalisti devono essere pagati". Per capire di cosa stiamo parlando, basti pensare che nel 2009, sempre secondo il Guardian, Google News contava circa 24 milioni di visitatori unici al mese negli Stati Uniti, rispetto ai 50 milioni della Cnn e del New York Times. A maggio del 2018, Google ha raggiunto i 150 milioni di visitatori mensili unici negli Stati Uniti, quasi il doppio di Cnn e New York Times.
Chavern presenterà il rapporto al fine di chiedere una distribuzione più equa delle entrate durante una commissione congressuale sull'anti-trust in programma in queste ore, che sta esaminando la relazione tra le grandi aziende tecnologiche e i media. Il News Media Alliance spera che il risultato di questa campagna contro i colossi del web sia il passaggio del Journalism Competition and Preservation Act, un disegno di legge che consentirebbe agli editori di negoziare collettivamente con i proprietari di piattaforme online la divisione delle entrate. Il Ceo del News Media Alliance spiega al Guardian che Google che Facebook potrebbero essere dei "buoni partner" per il settore delle notizie se solo scegliessero di esserlo. Secondo il rapporto, a partire da gennaio 2017, il traffico da Google verso i siti dei giornali è aumentato di oltre il 25% a circa 1,6 miliardi di visite a settimana nel mese di gennaio 2018.Insomma, sembrerebbe che Google e gli altri non abbiano alcuna intenzione di pagare i contenuti prodotti da altri. Chavern spiega che i giganti del web "hanno solo bisogno di lavorare con noi per costruire un futuro digitale sostenibile per il mondo delle notizie e non sono ancora stati disposti a farlo". Il News Media Alliance sottolinea inoltre che le piattaforme digitali sono abituate a pagare per i contenuti, ad esempio la musica, e sostiene che le notizie non dovrebbero essere diverse. Ma le risposte di Google e delle altre società sarebbero del tutto insoddisfacenti, al momento: "Dicono molte cose carine ma si rifiutano fermamente di pagare".
Ma è davvero così? In realtà, molti analisti hanno criticato il metodo e i contenuti dello studio. Innanzitutto, Chavern non rappresenta un ente indipendente, ma un'associazione di categoria che è parte in causa della vicenda. In secondo luogo, molti avanzano dubbi sui citati 4,7 miliardi di dollari. Gli autori dello studio, infatti, sono partiti da una dichiarazione di una dirigente di Google risalente al 2008, secondo il quale Google News fruttava all' azienda 100 milioni di dollari. Da lì hanno fatto i loro calcoli con una proporzione, senza citare dei dati accertati e precisi. Insomma, una cifra un po' campata per aria.
Infatti, la dirigente che snocciolò quella cifra è Marissa Mayer, prima ingegnere donna di Google ed ex Ceo di Yahoo!, e la già citata dichiarazione del 2008 non era diretta al fatturato effettivo di Google News. Google News non ha pubblicità e quindi per Google, direttamente, è solo una voce di costo. Il guadagno è indiretto e di posizionamento. Come spiega Niemanlab, "Google News non ha pubblicità, quindi non genera entrate dirette, ma - come tutti i prodotti Google - serve come una qualcosa in più per attrarre le persone al motore di ricerca, dove sono i soldi veri". Bill Grueskin professore presso la prestigiosa scuola di giornalismo alla Columbia University, ha definito tale cifra "confusa, nella migliore delle ipotesi". La stessa Google ha criticato lo studio, affermando che si tratta di calcoli "inaccurati". "Ogni mese Google genera oltre 10 miliardi di clic sui siti Web, che generano abbonamenti ed entrate pubblicitarie significative. Abbiamo lavorato molto duramente per essere una tecnologia collaborativa e di supporto e un partner pubblicitario per gli editori di notizie di tutto il mondo", ha sottolineato un portavoce di Google. Inoltre, nello studio non viene preso in considerazione un altro aspetto: Gli inserzionisti non comprano più pubblicità sui giornali online ma la comprano su Google e Facebook, che sono più appetibili, come sottolinea ancheBloomberg
Il fatto è che la realtà presentata dallo studio del News Media Alliance non va presa come oro colato, anzi: primo perché, come ribadito sopra, si tratta di un ente fazioso e non certo super partes; secondo, per il modo del tutto impreciso e "poco scientifico" con cui sono stati ricavati i 4,7 miliardi di dollari; terzo, e non ultimo fattore, in questi ultimi 20 anni molti giornali non hanno saputo inventare un modello di business solido e alternativo alle copie vendute e sono diventati dipendenti dalla posizione sui motori di ricerca. Tuttavia, la situazione negli anni è migliorata, se pensiamo ad esempio che prima di Google la posizione era gestita solo tramite pagamenti e investimenti adv.
Google, inoltre, non fa reddito dalla lettura del contenuto ma dalla ricerca - se non consideriamo adsense, ma in quel caso ci sono delle revenue share proporzionate - e la situazione che la News Media Alliance sta raccontando non è equiparabile ad una terza parte che usa materiale prodotto da altri per fare una pagina web senza cedere una quota.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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