In Grecia due Ong hanno chiesto alla Commissione europea di avviare una procedura di infrazione contro il Paese per la presunta violazione della legge europea sul diritto all'asilo.
Secondo le organizzazioni umanitarie Oxfam e WeMove Europe la normativa sull'asilo, di cui si è dotato la nazione ellenica, avrebbe irrigidito le procedure per i richiedenti asilo rendendo loro difficili i ricorsi avverso una decisione negativa sulla richiesta, spesso non accertando la minore età dei richiedenti asilo, non fornendo avvocati pagati dallo stato (è permesso ai ricorrenti di avvalersi di avvocati privati, ma in pochi hanno le risorse per farlo) e interpreti ai ricorrenti.
Secondo le Ong se qualcuno non si è presentato per un colloquio o non ha ritirato la registrazione, mentre in precedente poteva veder solo sospesa la sua domanda d’asilo, adesso può vedersela rifiutata immediatamente.
La nuova legge, e la disponibilità di maggior personale, in realtà, hanno aiutato il servizio greco per l'asilo a raddoppiare la velocità delle sue decisioni in questo 2020 e a ridurre di quasi un terzo l'arretrato dei casi.
Nei tre mesi di giugno, luglio e agosto, solitamente i mesi di punta per gli attraversamenti dei rifugiati nell'Egeo, gli arrivi sono stati solo 2.076 rispetto ai 18.519 dello stesso periodo dell'anno scorso, con un calo dell'89% e, nello stesso periodo, 2.736 richiedenti asilo sono stati espulsi, ricollocati o rimpatriati volontariamente.
"È la prima volta che abbiamo un tale bilancio di arrivi e partenze", ha spiegato il Ministro per i fenomeni migratori Notis Mitarakis, negando che la Grecia stia eseguendo respingimenti ("propaganda dei circuiti di contrabbando che perdono decine di milioni di euro", secondo il ministro).
Mitarakis ha spiegato che la Grecia è rimasta nell'ambito della direttiva Ue sull'asilo. "Proteggiamo risolutamente i nostri confini, rispettando i nostri obblighi internazionali e le normative europee. La Grecia e l'Europa hanno confini. Non sono tollerati attraversamenti illegali, il che è pienamente in linea con il diritto internazionale e le normative europee", ha affermato recentemente Mitarakis. "La Grecia non può essere la porta per l'Europa. Non vogliamo agire come un aiuto alla strategia di alcune persone che vengono in Grecia per andare in altri paesi europei. Ciò non è in linea con l'azione responsabile di un paese ospitante. Dobbiamo proteggere i confini dell'Europa in collaborazione con Frontex. Allo stesso tempo, attendiamo con impazienza la solidarietà pratica dell'Europa".
Le norme dell'Ue richiedono che i richiedenti asilo facciano domanda nel paese Ue in cui sono arrivati per la prima volta. Ciò significa che paesi, come la Grecia, portano un onere sproporzionato delle domande di asilo. Anche se ospita solo il 2% della popolazione dell'Ue, la Grecia sta elaborando oltre il 13% delle domande di asilo comunitarie.
"Non esiste un paese dell'Ue che ospita tante persone quante noi in proporzione alla popolazione autoctona", ha affermato ad Al Jaezeera Manolis Logothetis, a capo del servizio di accoglienza e identificazione della Grecia. "I Paesi Bassi, ad esempio, hanno una capacità di accoglienza di 5 mila rifugiati. Il nostro sistema ha una capacità di 100 mila. È naturale che non possiamo fornire lo stesso livello di servizi". Per Logothetis il governo greco ha due scelte: o aumentare la capacità di accoglienza o diminuire il numero di persone accolte. "Abbiamo scelto la seconda modalità, che è più facile per le tasche dei contribuenti europei".
E questo è emerso dai dati che hanno fatto innervosire le Ong pro migranti: la Grecia è stata il punto di ingresso per oltre il 60% degli arrivi di rifugiati in Europa nello scorso 2019, contro solo il 23%
di arrivi nel 2020. Adesso anche i greci confidano nelle nuove proposte della Commissione europea per una politica comune in materia di asilo, intanto portano avanti il lavoro che dovrebbe fare l'Unione europea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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