"C'è un'influenza filorussa e una pressione sull'ufficio Facebook di Mosca". E' l'accusa di Kiev nei confronti di Putin, nuovo capitolo di una guerra che ha conosciuto una tregua formale a Minsk, ma che continua a tenere banco sia sul campo militare che a livello diplomatico. Come nel caso dei social network, una partita che ha spinto il presidente Petro Poroshenko a chiedere al fondatore di Facebook di intervenire nella battaglia dei commenti online.
Secondo il vice capo dell'amministrazione presidenziale, Dmytro Shymkiv, gli utenti ucraini di Facebook sarebbero stati "bannati" indebitamente da un ufficio di moderatori sottoposti al controlo del Cremlino. La guerra vissuta sui social è dura e spesso i commenti degli utenti inneggiano alla lotta e alla sopraffazione dell'avversario. A volte gli internauti esagerano, secondo l'ufficio di Facebook, che respinge tutte le accuse di influenza da parte di Mosca. Poroshenko, infatti, avrebbe preso un granchio. Il presidente aveva invitato i cittadini in massa a scrivere a Zuckerberg attraverso il social network per denunciare il fatto, ma la risposta del co-fondatore di Facebook ha fugato ogni dubbio: "Non consentiamo contenuti che sono apertamente ostili o contenenti insulti etnici o che incitino alla violenza", ha ricordato l'informatico statunitense. "Ci sono state alcune pubblicazioni che hanno violato questa regola, e penso che abbiamo fatto la cosa giusta a rimuoverle", ha poi aggiunto chiudendo in parte il caso. Che però potrebbe avere nuove puntate.
Poroshenko, infatti, aveva chiesto a Zuckerberg di aprire un ufficio di Facebook a Kiev. Una mossa che potrebbe rientrare in una precisa strategia politica. L'affermazione sulla scena globale, infatti, può passare anche dalla possibilità di ottenere appoggio internazionale in situazioni marginali. Sono casi che possono smuovere l'opinione pubblica, interna ed esterna. Per questo il presidente ucraino aveva esortato i suoi cittadini a pubblicare post sulla bacheca del Ceo di Facebook così da "usare tutti i canali possibili per avere una reazione dalle compagnie globali". Ma le accuse sono state rispedite al mittente. "Non abbiamo un ufficio fisico in Russia", ha precisato infatti in una nota di Facebook.
Le accuse di Kiev ora si sono spostate su un altro piano: "In Russia le battaglie sui social network sono particolarmente acute - dice il blogger e giornalista Sergei Parkhomenko - il governo usa un esercito online per bloccare i contenuti critici con il Cremlino e per istigare segnalazioni contro utenti sgraditi, facendone bloccare
gli account". Accuse ancora non confermate in una diatriba su cui Facebook, al momento, sembra voler rimanere quanto più possibile in disparte. Questa guerra deve continuare solo tra i due contendenti. Anche su internet.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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