Gulen: "Erdogan si è fatto il golpe da solo"

Il predicatore miliardario Gulen vive da anni negli Usa: "Non ci sono io dietro il golpe, non conosco nemmeno quelli che sarebbero i miei partigiani". Ma Erdogan pretende l'estradizione

Gulen: "Erdogan si è fatto il golpe da solo"

Accuse e controaccuse sul fallito golpe in Turchia. L'uomo indicato da Erdogan come il mandante dei generali, non solo respinge al mittente l'accusa ma, senza esitazioni, punta il dito contro lo stesso presidente turco: è stato lui a organizzare tutto. La tesi era circolata subito, a dire il vero, visti i troppi "errori" che sarebero stati fatti dai golpisti. Errori grossolani. Ma la tesi dell'autogolpe va dimostrata, almeno quanto le accuse mosse a Fethullah Gulen, il predicatore miliardario, acerrimo nemico di Erdogan (un tempo erano "amici"), che dal 1999 vive negli Stati Uniti.

In un'intervista al New York Times e al Financial Times Gulen insinua che potrebbe essere stato Erdogan ad aver pianificato la messinscena. Lo stesso sospetto era stato avanzato da un personaggio di spicco della politica turca, Deniz Baykal, ex segretario del partito repubblicano Chp (leggi qui).

"Ignoro chi potrebbero essere i miei partigiani (in Turchia, ndr) - sottolinea Gulen - e considerato che non li conosco non posso esprimermi su una loro possibile implicazione". Gulen poi osserva: "Tutto ciò potrebbe essere stato organizzato dall'opposizione o dai nazionalisti. Vivo lontano dalla Turchia da 30 anni e non sono stato io".

Poi arriva la dura accusa al Sultano, mossa però con una certa cautela: "Come credente non posso muovere accuse senza avere prove... ma alcuni leader organizzano falsi attentati suicidi per rafforzare il loro potere, e questa gente ha questo tipo di idee in testa".

La tensione fra Stati Uniti e Turchia su Gulen è altissima. "Invito il presidente degli Stati Uniti - ha detto Erdogan parlando davanti a una folla di sostenitori a Istanbul - a consegnarci Fethullah Gulen perché implicato nel tentativo di golpe".

La risposta arriva dal segretario di Stato, John Kerry: "Gli Stati Uniti prenderanno in considerazione la richiesta, ma invitiamo il governo turco, come sempre facciamo, a presentarci prove legittime che accetteremo e giudicheremo in modo appropriato".

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