Nell'estate del 1989, Francis Fukuyama pubblicò un articolo su The National Interest che ben esprimeva lo spirito del tempo intitolato The End of History?, la Fine della storia. Nella visione del politologo, con la crisi dell'Unione Sovietica - scioltasi da lì a poco, nel 1991 - anche l'ultima grande dittatura sulla terra stava per crollare, sconfitta dal liberalismo, unico possibile vincitore e meta finale dell’evoluzione storica dell’uomo e della società. Grazie al trionfo del liberalismo su scala globale, infatti, secondo Fukuyama da lì in poi il mondo avrebbe incontrato un futuro di pace e prosperità, poiché le democrazie liberali, per loro natura e cultura, non fanno la guerra. Ora Francis Fukuyama, intervistato dal Corriere della Sera, commentando l'invasione russa dell'Ucraina da parte dell'esercito di Vladimir Putin, è tornato a parlare della sfida fra autoritarismo e democrazie liberali. Nella consapevolezza che la storia, dopotutto, non solo è tornata, ma non è mai finita, come aveva ipotizzato più di 30 anni fa.
"Battaglia decisiva tra Paesi liberi e regimi autoritari"
Secondo lo studioso, il conflitto in Ucraina rappresenta qualcosa di più di una guerra fra due nazioni che hanno una storia condivisa e radici in comune: è la "battaglia decisiva tra Paesi liberi e regimi autoritari". Per Fukuyama, infatti, il mondo "non è più diviso tra destra e sinistra" ma "tra democrazie e regimi autoritari". Da una parte c'è l'occidente e il sistema liberal-democratico: dall'altra Cina e Russia che rappresentano "il motore del secondo fronte". Putin, spiega, "è da anni al centro di questo network antidemocratico" e "manda truppe ovunque, dalla Siria al Venezuela".
Ora Putin cerca di schiacciare l'Ucraina ma "l'esito è molto più importante dello stesso destino dell'Ucraina" perché darà una "spinta poderosa alle democrazie o ai totalitarismi, a seconda di chi prevarrà". Il politologo ne è sicuro: Vladimir Putin ha commesso un grave errore quando ha deciso, lo scorso 24 febbraio, di dare inizio alle operazioni militari in Ucraina. Ha sottovalutato il nemico, commettendo un grave errore di calcolo, che gli costerà caro. "Pensava di prendersi l'Ucraina in due giorni e, invece, la fiera resistenza di quel popolo sta mostrando al mondo, e soprattutto ai giovani, poco interessati agli ideali di libertà e democrazia che danno per scontati, l'importanza di questi valori" spiega. Per Fukyama, dunque, le questioni di carattere geopolitico sono secondarie rispetto alla battaglia in corso fra le democrazie liberali e i regimi autoritari che lo studioso individua in Cina e Russia. Pone dunque l'accento dunque sulla natura - democratica o autoritaria dei regimi presi in esame - che non sul comportamento delle grandi potenze, come invece fanno gli studiosi "realisti".
"Per Putin una vittoria solo parziale"
Per Francis Fukuyama la resistenza dell'Ucraina rappresenta in qualche modo "il risveglio dell'Occidente, gli costerà caro". Attenzione però a sottovalutare lo Zar: "Putin può ancora ottenere una vittoria - osserva - sia pure parziale. Se riesce a rovesciare il governo democratico di Zelensky, mostrerà che si possono ottenere grandi risultati politici con la forza militare: un apripista per altri regimi tentati di seguire la stessa strada". Secondo lo storico, inoltre, il leader del Cremlino ha compattato il fronte occidentale, che ha reagito in maniera compatta. La Nato, spiega, "ha ritrovato un'unità straordinaria, che nessuno si aspettava. È un bene prezioso".
Senza contare che il fronte con Pechino non è così compatto come sembra e come forse sperava lo Zar: "Dopo aver promesso con una certa leggerezza a Putin alleanze senza limiti, la Cina sta avendo ripensamenti". Sarà la fine della storia per Putin? Al momento, rimane una previsione azzardata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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