Helsinki, Trump smentisce la Cia: "Putin non è un avversario"

Conlcuso lo storico incontro di Helsinki. Trump tende la mano a Putin, smentisce la sua intelligence e non critica mai la Russia

Helsinki, Trump smentisce la Cia: "Putin non è un avversario"

“Non vi è alcuna ragione per complicare ulteriormente le relazioni tra Russia e Stati Uniti”. Con queste parole il Presidente russo Vladimir Putin ha aperto da Helsinki, in Finlandia, la conferenza stampa congiunta con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La capitale finlandese ha ospitato numerosi negoziati tra Stati Uniti ed Unione Sovietica durante l’era della Guerra Fredda. Mikhail Gorbachev e George H.W. Bush si incontrarono a Helsinki nel 1990. Trump e Putin si sono già incontrati nel luglio dello scorso anno ad Amburgo durante il G-20 e quattro mesi dopo in Vietnam per il vertice economico Asia-Pacifico. Tuttavia quello di Helsinki è stato il loro primo incontro a due. Negli ultimi giorni la parola "vertice/summit" è svanita dai documenti ufficiali. Quello che si è svolto all’interno del palazzo presidenziale finlandese è stato uno storico incontro in vista di un summit ufficiale. Resta da vedere se l'incontro produrrà risultati concreti.

Per entrambi i leader l’incontro è stato un successo

L’importanza del prossimo summit

Il summit è un incontro dei più alti responsabili della politica di due o più stati, riunitisi per risolvere problemi comuni o di carattere internazionale. Espandendo ancora di più il concetto, possiamo affermare che solitamente è il risultato di una negoziazione in cui i capi di stato si incontrano per mettere il loro imprimatur finale su questioni importanti per lo più elaborate da diplomatici professionisti all'inizio del processo. A volte tali incontri di alto profilo sono utili per sciogliere un nodo che richiede l'attenzione personale dei presidenti o per prendere impegni che i funzionari di livello inferiore non hanno il potere di offrire. A volte si concludono con un nulla di fatto. Durante la campagna elettorale Donald Trump non ha mai nascosto il suo desiderio di stringere un accordo con la Russia che, come lui stesso ha affermato, "merita un posto al tavolo per tutte le decisioni internazionali importanti". E' certamente un'affermazione condivisibile, tuttavia Trump ha voluto dimostrare al mondo che a differenza di Barack Obama, sarà in grado di instaurare un prolifico rapporto con Putin. Negli ultimi giorni Trump ha cercato di raffreddare le aspettative per l'incontro affermando che sarebbe arrivato ad Helsinki con poche sperenze: "Penso che andare d'accordo con la Russia sia una buona cosa, ma è possibile che non lo faremo".

I 45 minuti di ritardo di Putin

Putin è noto per arrivare in ritardo agli eventi di alto profilo. E’ ritenuta una precisa strategia politica. Il ritardo è determinato dalla percezione e dall’importanza dell’interlocutore straniero. Negli incontri avvenuti nel 2009 e nel 2012 con l’allora Presidente Barack Obama, Putin si è presentato rispettivamente con 45 e 45 minuti di ritardo. Angela Merkel ed il Presidente ucraino Viktor Yanukovich hanno atteso circa quattro ore. Nel 2015 il Papa ha atteso Putin in Vaticano per più di un’ora. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si è recato in ritardo agli incontri al G7 ed alla NATO.

90 minuti faccia a faccia

Trump e Putin, accompagnati dai soli interpreti, hanno discusso per poco più di 90 minuti nella Sala Gotica del palazzo. Il contenuto degli argomenti affrontati è classificato. Il successo per i due presidenti si è basato sostanzialmente su tre fattori: dalla percezione che l’uno ha avuto dell’altro in base allo studio del profilo stilato dai rispettivi servizi segreti (Trump rimane in disaccordo con la sua comunità di intelligence sulle interferenze russe durante le elezioni), dalla fiducia nelle proprie capacità diplomatiche di influenzarsi a vicenda e dalle concessioni ottenute. Gli alleati europei che ignorano il quadro strategico del Presidente Usa temevano proprio l’incontro a porte chiuse con il loro diretto avversario (definizione e percezione non condivisa da tutti i paesi membri).

Incontro bilaterale allargato

Soltanto dopo il loro faccia a faccia i due leader sono stati affiancati dai funzionari governativi per un incontro bilaterale allargato, preludio al primo summit ufficiale. Trump è stato raggiunto dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton, dal Segretario di Stato Mike Pompeo, dal Capo dello Staff della Casa Bianca John Kelly e Fiona Hill, il massimo esperto russo presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale. Numerosi gli argomenti affrontati: dalla riduzione degli arsenali nucleari alla condivisa volontà di migliorare le relazioni tra i due Paesi, dalla denuclearizzazione della Corea del Nord al terrorismo islamico radicale. Dalla cyber security alla Siria (entrambi hanno espresso il desiderio di aiutare il popolo siriano)

Trump ha smentito la sua comunità di intelligence sulle ingerenze russe durante le presidenziali, ma non menzionato le esercitazioni militari nei Paesi Baltici. 2 ore e 11 minuti dopo, i due leader hanno tenuto una conferenza stampa congiunta

Helsinki, cosa ha detto Putin

“È stato un incontro professionale per un fruttuoso giro di negoziati. Tuttavia le relazioni tra Russia e Stati Uniti sono state complicate. Dobbiamo lasciare dietro le spalle questo clima da guerra fredda, non c’è bisogno dello scontro, la situazione è cambiata, bisogna affrontare le sfide comuni, il terrorismo sempre in crescita e il crimine internazionale, per non parlare dei problemi economici e ambientali. È chiaro a tutti che le relazioni bilaterali stanno attraversando una fase complicata. Eppure quegli impedimenti, quella tensione, quell'atmosfera si basavano sul nulla. Non vi era alcuna solida ragione. Non c’è stata alcuna collusione nelle presidenziali degli Stati Uniti. Io difendo gli interessi della Russia. Il Presidente Trump difende gli interessi degli Stati Uniti: una nostra collusione non avrebbe avuto alcun senso. Non c'era nessuna collusione, lo sanno tutti. Non abbiamo mai interferito con gli affari americani. E’ una posizione che ho dovuto ripetere più volte negli ultimi mesi, anche durante i nostri contatti personali. Ho espresso preoccupazione per il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano. Abbiamo anche menzionato la nostra preoccupazione per il ritiro degli Stati Uniti dal JCPOA. Ho fin da subito trattato con il massimo rispetto Donald Trump quando anni fa visitò Mosca. E’ un’assurdità totale pensare che negli anni avremmo raccolto delle informazioni compromettenti su chiunque. Io stesso sono stato un ufficiale dell’intelligence e so come vengono compilati i dossier. Stati Uniti e Russia sono democrazie e in quanto tali, tali situazioni dovrebbero essere chiarite in tribunale. Gli Stati Uniti lavorano da decenni con Israele, ma anche noi stiamo lavorando per la loro sicurezza. Siamo pronti ad estradare i criminali, ma anche gli Stati Uniti dovrebbero consentire a noi di interrogare quanti hanno commesso crimini contro la Federazione Russa. Non conosco la vicenda dei dodici agenti dei servizi segreti russi incriminati dal Dipartimento di Giustizia Usa a seguito delle indagini di Robert Mueller (“sforzo prolungato per hackerare le e-mail e le reti di computer dei democratici durante le elezioni del 2016”, dopo le accuse i democratici chiesero a Trump di cancellare il suo incontro con Putin). Tuttavia dovremmo essere guidati dai fatti: non c'è alcun dato che punti alla collusione. Il popolo americano aveva una propria opinione sui candidati alla presidenza, ma è naturale essere solidali con una persona che vuole portare cooperazione. Io facevo il tifo per Trump. Si, l’ho fatto”.

Helsinki, cosa ha detto Trump

“Avremmo dovuto avere questo incontro tanto tempo fa. Penso che siamo tutti da biasimare. Siamo stati sciocchi. Penso che gli Stati Uniti ora si siano fatti avanti insieme alla Russia. Entrambi abbiamo fatto degli errori. L'indagine del consigliere speciale Robert Mueller sull'interferenza russa nelle elezioni americane del 2016 ha avuto un impatto negativo sulle relazioni USA-Russia. Putin non è mai stato un avversario, ma un buon competitor: è una cosa buona, non cattiva. Dal mio punto di visto è un complimento. Putin mi ha ribadito l’estraneità della Russia per le presidenziali. L'indagine del consulente speciale è stato un disastro per il nostro paese. Dopo una crisi senza precedenti, le relazioni tra Russia e Stati Uniti sono migliorate, lo credo davvero. Credo che la diplomazia con la Russia, anche se non politicamente popolare, sia necessaria. Niente sarebbe più facile che rifiutare di incontrarsi, rifiutare di impegnarsi, ma questo non porterebbe a niente. Il Presidente Putin è stato forte e potente nel negare ogni ingerenza russa per le presidenziali ed io gli credo (Trump ha di fatto smentito la sua stessa comunità di intelligence). Invece non capisco perché l’FBI non abbia mai preso il server di posta elettronica del Comitato nazionale democratico e le e-mail mancanti di Hillary Clinton. Perché non hanno preso il server? Me lo stavo chiedendo. Dov'è il server? Ho qui con me il presidente Putin che mi ha appena detto che la Russia non ha niente a che fare con la vicenda ed io non vedo alcun motivo perché avrebbe dovuto farlo. Voglio vedere il server. Cosa è successo ai server del signore pakistano che ha lavorato al DNC? Dove sono quei server? Mancano. Cosa è successo alle e-mail di Hillary Clinton? 33.000 e-mail sparite, sparite. Non c’è stata alcuna collusione russa, ho semplicemente battuto Hillary Clinton”.

L’incontro di Helsinki

Trump non ha espresso una sola critica contro la Russia

L’incontro con Kim Jong Un ha dimostrato che Trump, particolarmente sensibile alle lusinghe, tende a fare promesse e concessioni quando si sente felice e soddisfatto. Alla nebulosa promessa sine die di Pyongyang sulla denuclearizzazione della penisola, Trump ha sospeso le esercitazioni militari con la Corea del Sud. Trump è stato il primo Presidente degli Stati Uniti in carica ad incontrare un leader della Corea del Nord, ma l’incontro di Singapore è stato un successo per la dinastia Kim che ha sempre cercato il rispetto internazionale e, soprattutto, di sopravvivere. Quel rispetto internazionale (come avvenuto con il Pakistan ad esempio) basato sul riconoscimento a potenza nucleare così da reimpostare le relazioni con i diretti antagonisti come la Corea del Sud e gli Stati Uniti. I Kim non hanno mai voluto dichiarare guerra agli Stati Uniti, ma speravano e sono riusciti nel loro intento di impedire a Washington un attacco preventivo a protezione della dinastia regnante. A Singapore, il criminale Kim Jong Un è stato riconosciuto come un membro legittimo della comunità internazionale. Trump avrebbe dovuto ridimensionarlo: quel vertice non ha cambiato l'orribile natura della tirannia nordcoreana.

Trump ha un'innata simpatia per gli uomini forti ed autoritari. Putin è intelligente, addestrato, razionale e ha già trattato con diversi presidenti Usa. Durante la campagna elettorale Donald Trump non ha mai nascosto il suo desiderio di stringere un accordo con la Russia che, come lui stesso ha affermato, "merita un posto al tavolo per tutte le decisioni internazionali importanti". Il summit di Helsinki è stato considerato un successo da entrambi i presidenti, ma Trump non ha espresso una sola critica contro la Russia. Ha incolpato la CIA sulle interferenze russe, affermando di non fidarsi di quei rapporti che hanno dato vita ad una caccia alle streghe. Per queste dichiarazioni Trump si è meritato anche il Tweet del Ministero degli Esteri russo che ha testualmente scritto: “Siamo d'accordo”.

Trump rispetta Putin. Rispetta la sua forza. Atteggiamento totalmente antipodale rispetto a quello avuto pochi giorni fa con gli “alleati” della Nato. Trump stima Putin. Come lui stesso ha affermato: “Non l’ho mai definito un avversario, ma un buon competitor e penso sia un complimento”. Helsinki non è stata per Putin una Yalta 2.0, ma ha ottenuto il rispetto dal leader degli Stati Uniti. La stima del leader di quel governo stesso che continua ad espellere funzionari russi, aumentare le sanzioni e vendere missili anticarro in Ucraina.

Il venti gennaio scorso il Pentagono ha presentato la sua nuova Strategia di Difesa Nazionale del Pentagono dove si stabilisce che sarà la competizione tra grandi potenze piuttosto che l’antiterrorismo a guidare la struttura decisionale e la forza del Dipartimento: “L’erosione del vantaggio militare degli Stati Uniti nei confronti di Cina e Russia, se non affrontati, potrebbe compromettere la nostra capacità di dissuadere l’aggressione”.

“La concorrenza strategica interstatale, non il terrorismo, è ora la principale preoccupazione per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti.

La sfida centrale per la prosperità e la sicurezza degli Stati Uniti è il riemergere della concorrenza strategica a lungo termine, principalmente da Cina e Russia”.

La performance di Trump potrebbe creare una tempesta politica negli Stati Uniti.

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