Similmente a quanto accade nel continente europeo, anche l'estremo oriente deve confrontarsi con le richieste di autonomismo e di autodeterminazione dei popoli, in questo caso con esiti sensibilmente differenti. È notizia di quest'oggi infatti che le autorità governative di Hong Kong hanno ufficialmente messo fuorilegge l'Hong Kong National Party, il movimento indipendentista locale guidato dal 28enne Andy Chan che mira ad ottenere la piena autonomia della regione dalla Repubblica Popolare Cinese, al fine di costituire uno stato hongkonghese indipendente. Il bando del movimento, avvenuto circa dieci giorni dopo che quest'ultimo aveva presentato ricorso contro il provvedimento, è stato reso pubblico tramite una breve nota ufficiale del ministero della Sicurezza apparsa sulla gazzetta governativa. Nella nota viene fatto riferimento alla cosiddetta Hong Kong’s Societies Ordinance, un'antica legge risalente all'epoca coloniale che obbligava tutte le associazioni a registrarsi presso le forze dell'ordine, favorendo in questo modo da parte del governo la possibilità di poter mettere fuorilegge tutti quei gruppi che andassero "contro gli interessi nazionali, l'ordine pubblico e l'esercizio dei diritti e delle libertà altrui". Si tratta della prima applicazione effettiva di questa legge dal 1997, cioè da quando Hong Kong è passata dalla sovranità britannica a quella cinese.
Successivamente, il ministro della Sicurezza John Lee ha precisato come il partito stesse preparandosi da ormai due anni ad utilizzare "ogni metodo necessario" per poter raggiungere l'indipendenza del territorio, costituendo una minaccia alla sicurezza nazionale e contravvenendo alla Basic Law, la costituzione di Hong Kong che tra le altre cose regola i rapporti tra la piccola regione ad amministrazione speciale ed il grande stato cinese. Il capo del dicastero ha inoltre dichiarato: "Il partito ha nella sua agenda il chiaro obiettivo di rendere Hong Kong una repubblica e contribuisce a diffondere odio e discriminazione nei confronti della Cina continentale. Non escludiamo ulteriori azioni contro gruppi che promuovono simili intenti, come l'autodeterminazione o la piena indipendenza del paese".
Non è peraltro la prima volta che l'Hong Kong National Party sale agli onori delle cronache. Già nel 2016 le autorità della regione impedirono al leader del partito Andy Chan di presentarsi alle imminenti elezioni legislative, in quanto rifiutatosi di sottoscrivere la dichiarazione - obbligatoria per tutti i candidati alle elezioni - nella quale si asseriva che Hong Kong fosse parte inalienabile del territorio cinese, come stabilito dalla legge costituzionale. La nascita stessa dell'organizzazione indipendentista inoltre, fa parte di quello stesso fermento culturale che originò le famose proteste studentesche del settembre 2014, meglio note come Rivoluzione degli ombrelli, nelle quali migliaia di attivisti capitanati dal movimento Occupy Central manifestarono allo scopo di ottenere le dimissioni dell'allora Primo Ministro Leung Chun-ying, oltreché la piena democrazia nel governo del territorio.
La politica governativa di Hong Kong è infatti gestita secondo il principio "Un paese, due sistemi". Una formula, ideata dal leader cinese Deng Xiaoping nel 1980 ed adoperata anche per l'ex colonia portoghese di Macao, che consente alla regione di godere di diritti e liberta civili ed economiche pressoché sconosciute alla maggioranza dei cinesi continentali, oltre ovviamente ad un elevato grado di autonomia giuridica ed amministrativa, rimanendo tuttavia parte della Cina e riconoscendo la sovranità esclusiva di Pechino.
Tuttavia, malgrado i "privilegi" concessi agli hongkonghesi dal governo cinese, le spinte indipendentiste non hanno cessato di farsi sentire, arrivando a smobilitare persino il presidente Xi Jinping, che durante una visita ufficiale avvenuta lo scorso anno aveva avvertito come ogni tentativo di mettere in discussione la sovranità della Cina avrebbe contribuito a tracciare una linea rossa. In seguito a queste affermazioni e alle recenti prese di posizione contro il partito indipendentista, il governo centrale di Pechino ha apertamente appoggiato le autorità di Hong Kong nel mantenere un regime di tolleranza zero nei confronti di chiunque propagandi l'indipendenza del territorio o tenti di minare l'unità nazionale, come riporta l'Agenzia Nuova Cina citando un portavoce governativo.
Nonostante il clima non favorevole, il giovane Andy Chan è
deciso a perseguire la sua battaglia contro il gigante cinese, dichiarando recentemente all'Agenzia Reuters: "Non ho intenzione di fermarmi nella mia ricerca di libertà, diritti umani, uguaglianza e dignità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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