Mosca riprenderà i primi pattugliamenti strategici lungo le latitudini meridionali a copertura di possibili obiettivi con i nuovi sottomarini classe Borei. Ad eseguirli saranno i nuovissimi Borei. Il settimo sottomarino classe Borei- Progetto955/A, “Imperator Aleksandr III”, è entrato ufficialmente in produzione il 18 dicembre scorso. Il comando supremo dei sottomarini classe Borey, nella penisola di Kamchatka, è operativo dallo scorso ottobre. La base è totalmente autosufficiente ed in grado di equipaggiare, rifornire ed armare l’intera classe.
I primi tre Borei-Progetto 955, sono lo “Yury Dolgoruky” K535 che si è unito alla Flotta del Nord nel gennaio del 2013, seguito dal K-550 "Aleksandr Nevskij" alla fine di dicembre dello stesso anno. Il “Vladimir Monomakh” K-551 è entrato in servizio nel 2014. Il quarto Borei, lo “Knyaz Vladimir” (Progetto 955/A) è in costruzione dal luglio 2012 presso il cantiere Sevmash, nel nord della Russia. La costruzione del quinto sottomarino a propulsione nucleare il "Knyaz Oleg" è iniziata nel luglio dello scorso anno. I lavori sul “Generalissimus Suvorov” sono iniziati alo scorso novembre. L’ultimo della classe, lo “Knyaz Pozharskiy”, dovrebbe essere avviato nel dicembre del prossimo anno. Nonostante le indiscrezioni, non ci sono conferme su altri due possibili sottomarini. I sottomarini di quarta generazione classe Borei comporranno la spina dorsale del deterrente nucleare strategico della Marina russa. Andranno a sostituire i sottomarini classe Typhoon, Delta-3 e Delta-4. Entro il 2020, la Marina russa conta di operare su un totale di otto sottomarini balistici classe Borei: tre 955 e cinque 955-A. Considerando le modifiche strutturali, non sarebbe un errore definire i sottomarini 955-A come una classe Borei-II.
Progettata su uno scafo idrodinamico pensato per ridurre le emissioni di rumore a banda larga, la classe Borei è la prima nella marina russa ad utilizzate una propulsione “pump-jet”. I sottomarini Borei sono lunghi 170 metri, con un diametro di 13 metri ed una velocità massima in immersione di 46 chilometri all'ora conferita dal reattore nucleare OK-650. La profondità operativa è attestata sui 380 metri (test massimo avvenuto a 450 metri). Ad oggi l’intera classe non può ancora entrare in servizio deterrente perché non possiede l’armamento per compierlo. Ogni Borei dovrebbe trasportare da sedici a venti missili “Bulava” (solo per i 955A), ognuno dei quali dotato da sei a dieci testate Mirv. I russi nutrono ottimismo per i missili “Bulava” ed i sottomarini classe Borei, a cui è demandata la deterrenza nucleare almeno fino al 2050 (dopo l’abbandono degli studi sul missile R-39UTTH Bark). I lanci di prova si concluderanno entro l’anno. I missili saranno lanciati dai sottomarini della Flotta del Nord e del Pacifico. Il missile a tre stadi “Bulava”, nome in codice Nato SS-N-30 Mace, è la versione navale del più avanzato missile balistico russo, l’SS-27 Topol-M. Può essere lanciato anche in movimento. Trasporta fino a 10 testate Mirv, può colpire bersagli fino ad otto mila chilometri di distanza ed è progettato per equipaggiare esclusivamente i sottomarini nucleari classe Borei (le modifiche sui Typhoon sono state ritenute troppo costose). Nonostante i numerosi fallimenti dovuti a difetti di fabbricazione, l'esercito russo sostiene che non vi è alcuna alternativa al “Bulava”. A causa del fallimento durante i test dei nuovi missili intercontinentali “Bulava”, i Borei non sono ancora in grado di svolgere il loro compito primario e cioè la deterrenza nucleare. Ogni missile “Bulava” (lungo 12,1 metri, diametro di 2,1 metri e pesante 36,8 tonnellate) è armato con 6-10 testate termonucleari per 96-196 testate a sottomarino. La possibile copertura di obiettivi sensibili, considerando la gittata di ottomila chilometri, potrebbe essere il Mare di Barents ed il Mare di Okhotsk. Se i russi lanciassero da queste aree, potrebbero colpire qualsiasi punto degli Stati Uniti continentali Il primo Borei, lo “Yury Dolgoruky” K535, è costato al governo russo poco meno di 720 milioni di dollari, inclusi capitoli di ricerca e sviluppo.
Il Cremlino attualmente affida il pattugliamento nucleare strategico ad alcuni sottomarini ereditati dalla Marina Sovietica. Ancora in servizio l’unico superstite della classe Typhoon, il TK-208 Dmitriy Donskoy 824. E’ il più grande sottomarino mai entrato in servizio ed è stato opportunamente modificato per lanciare i missili Bulava.
Mosca ha ancora in linea di fuoco sei sottomarini classe Delta-IV. Equipaggiati con dodici missili SS-N-23 Skiff, ognuno dei quali dotato di quattro testate MIRV da 100 kilotoni, rappresentano l’attuale spina dorsale russa del deterrente strategico. Risultano in servizio il K51 Verkhoturye, il K-84 Ekaterinburg, il K-18 Karelia, il K-114 Tula, il K-117 Bryansk ed il K-407 Novomoskovsk. Qualora la situazione lo richiedesse, il Cremlino potrebbe rischierare in pattugliamento strategico anche tre Delta III: Il K-223 Podolsk, il K-433 Svyatoy Georgiy Pobedonosets ed il K-44 Ryazan.
Entrati in servizio a metà degli anni ’80, il Cremlino mantiene ancora in servizio la terza generazione di sottomarini lanciamissili antinave rappresentata dalla classe Oscar-II. Sono stati progettati nello specifico ruolo “carrier-killer”, per contrastare cioè le portaerei americane ed impedire la loro proiezione strategica. In servizio risultano sei battelli classe Oscar-II: il K-150 Tomsk, il K-442 Chelyabinsk, il K-410 Smolensk, il K-119 Voronezh, il K-456 Vilyuchinsk ed il K-186 Omsk. I russi hanno sempre mantenuto un certo riserbo sull’intera classe Oscar. Nonostante non sia mai stato confermato, il Cremlino sta sviluppando una versione migliorata della classe Oscar-II con due battelli, il "Belgorod" ed il "Khabarovsk". Il destino di questi ultimi sottomarini è particolare: rientrano nell’esclusiva categoria delle “armi del giorno dopo”. Il "Belgorod" ed il "Khabarovsk” saranno i primi sottomarini ad essere equipaggiato con siluri radioattivi a propulsione nucleare in grado di contaminare i target economici delle coste nemiche come le aree di pesca. Saranno armati con il sistema “Ocean Multipurpose System: Status-6”, stato progettato per “provocare danni inaccettabili, contaminando vaste zone costiere nemiche rendendole completamente senza vita per lunghi periodi di tempo”. Il prototipo dovrebbe essere pronto entro il 2019 con prove in mare previste per l’anno successivo. E’ un ICBM sottomarino con una testata al cobalto, un'arma nucleare strategica. Lo Status-6 è stato concepito per essere un sistema missilistico automatico di rappresaglia. Qualora gli USA dovessero spazzare via la leadership russa con un attacco preventivo, gli Status-6 verrebbero lanciati dalle profondità del mare. La sua testata al cobalto sarebbe devastante per le risorse naturali come la pesca ed i giacimenti di petrolio offshore. Lo Status-6 è stato progettato per affamare dal mare i sopravvissuti ad un olocausto nucleare.
Sono 17 i sottomarini nucleari d'attacco in servizio con la Marina russa. In pattugliamento quattro sottomarini classe Victor III, il B-388 Petrazavodsk, il B-138 Obninsk, il B414 Danil Moskovskiy ed il B-448 Tambov. Restano in servizio anche dieci temibili Akula, uno dei capolavori dell’ingegneria navale russa. Risutano attivi il K-317 Pantera, il K-331 Magadan, il K-154 Tigr, il K-391 Bratsk, il K-157 Vepr, il K-459 Kuzbass, il K-328 Leopard, il K-295 Samara ed il K-461 Volk. Da ritenere attivo anche il K-335 Gepard, unico classe Akulla-III realizzato.
Lo scafo interamente in titanio della classe Sierra, rappresentava un incubo per la NATO e gli Stati Uniti. Silenziosi e pesantemente armati, erano anche costosissimi. Mosca riuscì a completarne soltanto quattro, demolendo il quinto battello in costruzione. Risultano operativi due Sierra-II: il K-534 Pskov ed il K-336 Nizhniy. La spina dorsale dei nuovi sottomarini nucleari d’attacco sarà rappresentata dalla classe Yasen.
Il “K-329 Severodvinsk”, primo sottomarino d’attacco russo progetto 885 classe “Yasen”, ha completato le prove finali nel dicembre del 2013 ed è stato consegnato alla Marina con molte perplessità. Una commissione governativa istituita per l’occasione ha poi dato il via libera per la messa in servizio con alcune migliorie che sarebbero state adottate nei successivi Yasen. Lo Stato Maggiore della Marina non sarebbe stato pienamente convinto del “Severodvinsk” per problemi tecnici non meglio specificati. Il sottomarino d'attacco nucleare multiruolo classe “Yasen” ha un dislocamento in immersione di 13.800 tonnellate. E’ lungo di 119 metri, con una velocità massima di trentuno nodi in immersione. Può immergersi fino a 600 metri, anche se la profondità operativa si attesta sui 500 metri. Ha un equipaggio di novanta uomini, tra cui trentadue ufficiali. I sottomarini classe Yasen sono considerati (dai russi) come i migliori battelli del pianeta. Alcune caratteristiche, le poche fino ad oggi trapelate, parlano di un doppio scafo in acciaio amagnetico in modo da rendere minima la traccia acustica e, quindi una maggiore capacità di sopravvivenza del battello rispetto ai già temibilissimi Akula I/II. Si tratta di un sottomarino monoalbero alimentato da un reattore termo-nucleare OK-650V da 200 MW raffreddato ad acqua. La torre di comando ha una forma ovale idrodinamica, mentre lo scafo è suddiviso in dieci scomparti. I classe Yasen (sette le unità previste oltre al Severodvinsk) saranno equipaggiati anche con i missili da crociera supersonici Kalibr con un’autonomia di volo di circa 2500 km. I contratti firmati dal ministero della Difesa russo e la United Shipbuilding Corporation nell'ambito del programma di approvvigionamento dei sistemi d’arma, prevedono equipaggiamenti per altri sette sommergibili classe “Yasen” entro il 2020. Le migliorie proposte dalla commissione della Marina russa sono già state implementate nel secondo, terzo e quarto sottomarino della serie: il “Kazan”, il “Novosibirsk” ed il “Krasnoyarsk”. Faranno parte del “Progetto 885m”, la classe Yasen-M aggiornata.
I russi, infine, possiedono venti sottomarini d’attacco diesel-elettrici appartenenti alla classe Kilo ed Improved Kilo. L’ultima evoluzione è la classe Varshavyanka. Il quarto Varshavyanka, il ‘Krasnodar’, è entrato in servizio lo scorso novembre. I sottomarini diesel-elettrici classe “Varshavyanka” entro il 2016 equipaggeranno la Flotta da Guerra del Mar Nero. Questi sottomarini rappresentano un elemento chiave della strategia navale russa nel Mediterraneo, dove Mosca ha formato una task force permanente composta da dieci navi di superficie. La costruzione del primo sottomarino, il ‘Novorossiysk’ ha preso il via nell’ agosto del 2010, seguito dal “Rostov Na Donu” nel novembre 2011, dalla “Stary Oskol” nell’agosto del 2012 e dal quarto battello, il “Krasnodar” entrato in cantiere il venti febbraio del 2014. Il quinto battello, il ‘Veliky Novgorod’ ed il sesto, il ‘Kolpino’, sono in costruzione dal 30 ottobre dello scorso anno. La Flotta del Mar Nero non riceveva nuovi sottomarini da 23 anni ed operava soltanto con ‘L’Alrosa’, battello classe Kilo entrato in servizio nel 1990. I sottomarini russi soprannominati dalla US Navy come "Buchi Neri nell'oceano / Black Holes in the ocean", una volta immersi non sarebbero più identificabili. I classe Varshavyanka (Progetto 636m) sono propulsi da motori a diesel-elettrici a bassissima emissione di rumore e possono colpire bersagli a lunghe distanze senza essere rilevati dai radar antisommergibile nemici. La classe Varshavyanka è una versione migliorata della Kilo (quest'ultimo al di sotto dei cinque nodi di velocità risulta invisibile ai sonar passivi), con tecnologia stealth avanzata. Ha un dislocamento di 3.100 tonnellate, raggiunge una velocità di 20 nodi, può immergersi fino a 300 metri e trasportare equipaggi di 52 persone. I sottomarini, armati con 18 siluri, mine ed otto missili da crociera “Kalibr 3M54” (NATO SS-N-27 Sizzler), svolgeranno missioni anti-sommergibile (Hunter Killer) in acque relativamente poco profonde. Tutti e sei sottomarini saranno impiegati presso la base navale “Novorossiysk” entro il 2016. Il ‘Novorossiysk’ è già in servizio nel Mar Nero dal 22 agosto dello scorso anno. Il ‘Rostov-on-Don’ e lo ‘Stary Oskol’, raggiungeranno la base di Novorossiysk dopo che avranno concluso la fase di sperimentazione con la Flotta del Nord.
Discorso a parte, infine, per la classe “Lada”, inizialmente prevista per entrare in servizio con la Flotta da Guerra del Baltico. Nonostante le smentite, il Cremlino avrebbe stornate i finanziamenti per il nuovo progetto Kalina". I nuovi sottomarini di quinta generazione classe ‘Kalina’, potrebbero entrare in produzione tra il 2020 ed il 2025. Lo sviluppo del sistema AIP dovrebbe essere completato entro il 2017, con primo battello dotato di propulsione indipendente dall'aria pronto entro il 2018. Il nuovo sistema di propulsione è stato sviluppato presso il cantiere Sevmash, il più grande del paese. La classe Lada entrerà comunque nella storia. Il secondo battello, il “Kronstadt” e probabilmente l’ultimo della classe, il “Sebastopoli”, saranno i primi ad essere equipaggiati con il sistema indipendente dall’aria.
I sistemi AIP consentono al sottomarino non nucleare di operare senza l’utilizzo dell’aria esterna. I vantaggi, almeno concettualmente, sono molti. Mentre per il reattore di un sottomarino nucleare si deve pompare continuamente liquido di raffreddamento, generando una certa quantità di rumore rilevabile, i battelli non nucleari alimentati a batteria con sistema AIP, navigherebbero in silenzio. Un sottomarino propulso con sistema AIP, potrebbe operare per missioni di pattugliamento o deterrenza per 30/40 giorni. Un sottomarino classe ‘Lada’ è equipaggiato con sei tubi lanciasiluri da 533 mm e può sparare missili da crociera. E’ progettato per difendere le basi navali e le linee di comunicazione sul mare.
Può essere efficacemente impiegato sia contro navi di superficie che contro sommergibili in ruolo Hunter Killer.La Marina russa, ad oggi, dispone di 56 sottomarini in servizio attivo. Nel 1990 la Marina dell’Unione Sovietica possedeva una flotta di 240 sottomarini.
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