"Venti minuti al lancio" e i paracadutisti italiani si preparano a mantenere una promessa fatta ai Leoni della Folgore. Ottanta anni dopo la battaglia di El Alamein, il C 130 H egiziano lancia su quota 105, nel deserto intriso dal sangue della resistenza sotto il bombardamento di 800 cannoni inglesi, i 42 parà giunti dall’Italia.
Un sogno realizzato da Walter Amatobene, fondatore del giornale elettronico www.congedatifolgore.com, che è diventato realtà lo scorso giovedì, alla vigila dell’anniversario di El Alamein, epopea della Folgore. Nelle stesse ore alla festa della brigata a Pisa, il basco amaranto Giancarlo Petronio, del centro di addestramento paracadutismo, ricordava con il suo stand un’altra lotta, impari e personale con una malattia crudele.
Perché unire il lancio nel deserto, che rende onore a tutti i Leoni della Folgore alla battaglia per la vita di un singolo militare? La risposta è semplice: coraggio, lealtà, sacrificio, cameratismo sono i valori comuni della grande storia di El Alamein e della piccola storia di Giancarlo Petronio.
“Nel mondo esistono persone che combattono contro un nemico invisibile, talvolta mortale - ha scritto il parà colpito dal male - Combattono per la propria pelle (e per i propri cari). E battaglia dopo battaglia si fanno strada lungo la linea nemica affrontando un avversario sconosciuto”.
Il 23 ottobre 1942, nella grande battaglia della Storia, i Leoni della Folgore hanno combattuto contro forze impari con la stessa forza e determinazione per la loro pelle, per tornare a casa, ma soprattutto per l’Italia. I paracadutisti giunti dall’Italia si sono lanciati proprio su quota 105 e sulle alture dell’Himeimat, dove nel 1942 l’assalto di 160 mezzi corazzati della 7° divisione britannica fu respinto rendendo leggendario questo angolo di deserto.
“Due paracadutisti sono atterrati sulla cima di una delle colline, il cui ricordo figura in tutti i diari dei Leoni ed i libri di storia sulla battaglia”, spiega Amatobene. Il lancio è stato organizzato in collaborazione con la Federazione di paracadutismo egiziana controllata dai militari, che hanno messo a disposizione una base, l’aereo e il materiale.
Due istruttori egiziani hanno chiesto “l’onore (testuali parole) di portare in volo anche la bandiera italiana”, racconta Amatobene. Sul campo sono state consegnate le “ali” egiziani del brevetto senza stella per i lanci vincolati ai paracadustisti italiani. Il progetto El Alamein è stato ispirato da Emilio Camozzi, paracadutista telegrafista del Raggruppamento Ruspoli, uno degli ultimi Leoni andato avanti.
Il ricordo del sacrificio non può che scorrere parallelo, dopo 80 anni, al dovere di solidarietà dei paracadutisti. Giancarlo Petronio, miltare del Centro di addestramento di Pisa, è stato colpito dalla malattia nel marzo del 2020, in piena pandemia. Dopo i primi sintomi di stanchezza e perdita di equilibro viene sottoposto ad una Tac d’urgenza, che evidenzia numerosi lesioni cerebrali.
La biopsia realizzata con un trapano che gli fora il cranio non lascia scampo: tumore al cervello. Per i medici di Pisa è “inestinguibile”. “Ero depresso, smarrito e arrabbiato allo stesso tempo”, racconta Petronio che ha due figli di 7 e 10 anni. I bombardamenti di chemio e radioterapia sono una via crucis e in Italia non esistono farmaci efficaci.
Dopo mesi di ricerche e consulti medici si sottopone in Spagna a immunoterapie, che costano un’occhio della testa. Una prima raccolta fondi gli permette di coprire le spese, ma adesso c’è bisogno di un ulteriore gesto di solidarietà. I risultati sono più che confortanti e Petronio sottolinea che “non posso e non devo arrendermi alla malattia, ma combatterla con tutte le armi a disposizione.
E per farlo ho bisogno dell'aiuto di tutti voi”. Forza, coraggio, cameratismo come ad El Alamein.Link Raccolta Fondi: https://gofund.me/13f3a0de
GIANCARLO PETRONIO
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Causale: Raccolta fondi 13f3a0de
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