Malgrado l'enorme ventata di rinnovamento portata dalle appena concluse elezioni di medio termine, che oltre al numero record di donne elette hanno visto anche l'affermazione del giovane astro nascente della sinistra Usa Alexandria Ocasio-Cortez, il Partito Democratico americano sembra non riuscire ad affrancarsi dal passato obamiano, rifugiandosi nell'usato sicuro dell'establishment politico e culturale. Secondo un sondaggio d'opinione curato da Reuters/Ipsos Election Day e diffuso quest'oggi la maggioranza degli elettori americani appoggerebbe infatti l'ex vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden come potenziale sfidante di Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali del 2020.
Nel sondaggio, che ha analizzato un campione di 38.196 persone in 37 stati Usa, Biden ottiene infatti il 29 per cento delle preferenze, seguito dal neo rieletto senatore del Vermont ed ex candidato alle presidenziali 2016 Bernie Sanders che si ferma invece al 22 per cento. Chiudono infine i risultati con percentuali minime anche i senatori Cory Booker, Kamala Harris ed Elizabeth Warren, quest'ultima ancora al centro delle polemiche dopo il dibattito scatenatosi nelle scorse settimane sulla sua presunta origine nativa americana.
Come però già accennato in precedenza, continua a destare perplessità la costante mancanza di rinnovamento ai piani alti del Partito Democratico - una precedente analisi pubblicata a marzo presentava gli stessi nomi apparsi oggi nel sondaggio - costretto quindi ad affidare le proprie speranze ad un uomo politico come Biden, il quale malgrado abbia dimostrato di poter contare su di un alto gradimento nella popolazione statunitense si presenterebbe quasi ottantenne alle elezioni del 2020, stabilendo il record come candidato presidente più anziano della storia americana.
Tuttavia, in un ipotetico scenario elettorale elaborato dagli analisti, tutti i candidati democratici presentati nel sondaggio non avrebbero difficoltà nel battere Trump alla prova del voto popolare, esattamente come accadde nel 2016 quando Hillary Clinton staccò il futuro presidente di quasi tre milioni di voti, aggiudicandosi però al contempo un numero minore di stati e venendo così sconfitta nel successivo conteggio dei grandi elettori. In questa ipotesi, Joe Biden vincerebbe le elezioni con il 51 per cento dei voti contro il 39 del thycoon newyorkese.
Reuters ci tiene comunque a ricordare come i sondaggi d'opinione condotti a così grande distanza dall'appuntamento elettorale preso in esame tendano a sovrastimare i nomi al momento più in vista, senza tener conto di possibili imprevedibili cambiamenti futuri. Quattro anni fa per esempio, subito dopo le elezioni di midterm del 2014, numerose analisi davano in prima fila per la nomina a candidato presidente per il Partito Repubblicano l'ex governatore della Florida Jeb Bush - successivamente ritiratosi a primarie in corso proprio a causa degli scarsi risultati raggiunti - mentre Donald Trump veniva sporadicamente menzionato quando non addirittura irriso pubblicamente per la sua decisione di candidarsi a presidente.
Confrontando i dati con le dichiarazioni degli elettori repubblicani si può inoltre vedere come tra i seguaci dell'elefantino ci sia molta più sicurezza nei confronti dei propri leader.
Tra coloro che hanno votato alle elezioni di ieri infatti il 65 per cento si dice pronto a sostenere nuovamente l'attuale presidente Trump nella sua corsa al secondo mandato, mentre l'11 per cento preferirebbe vedere il proprio partito rappresentato dal vicepresidente Mike Pence.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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