In India il Parlamento mette al bando la maternità surrogata a scopi “commerciali”. La norma, intitolata Surrogacy (Regulation) Bill 2016, ha lo scopo di agevolare le adozioni dei bambini abbandonati e di togliere all'India la fama di capitale mondiale dell’utero in affitto.
La legge, passata per ora solo alla Camera bassa, prevede che soltanto le coppie sterili indiane sposate da 5 anni potranno richiedere di usufruire della pratica dell'utero in affitto e sarà una parente stretta di uno dei due coniugi a fungere da "madre surrogata". Quest'ultima, inoltre, metterà a disposizione il suo utero gratuitamente e senza alcun scopo di lucro. I single, gli stranieri e gli omosessuali saranno impossibilitati a ricorrere alla maternità surrogata e chiunque sfrutterà le madri o manipolerà gli embrioni potrà esser punito con 10 anni di carcere e con multe fino a un milione di rupie, una cifra equivalente a più di 13 mila euro.
In India, spiega l'agenzia Asianews che riporta la notizia, la mercificazione del corpo femminile ha creato un proprio e vero business dal momento che i costi per le gravidanze sono notevolmente più bassi che in Occidente (dai 18 ai 30mila dollari, un terzo del prezzo negli Usa). Il settore della fecondazione assistita, grazie alle 500 cliniche presenti nel Paese, fattura quasi 5 miliardi di dollari all'anno, pari a 4,4 miliardi di euro.
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