Il presidente indonesiano Joko Widodo ha in questi giorni annunciato di avere sottoscritto un ordine di scarcerazione a vantaggio di Abu Bakar Bashir, detenuto ottantenne soprannominato dai servizi di sicurezza nazionali e occidentali “l’imam del terrore”.
L’individuo liberato per effetto della recente decisione del capo dello Stato è infatti additato dall’intelligence di mezzo mondo come il “leader spirituale” dell’organizzazione jihadista Jemaah Islamiyah. Nel 2002, Bashir avrebbe indotto i militanti di tale cellula collegata ad Al Qaeda a compiere un sanguinoso attentato a Bali. Nell’attacco kamikaze morirono oltre 200 persone, principalmente turisti occidentali.
Nonostante i servizi di sicurezza indonesiani e internazionali avessero raccolto “diverse prove” circa il coinvolgimento dell’imam nella pianificazione della strage, all’indomani di quest’ultima un tribunale del Paese asiatico avrebbe assolto Bashir dall’accusa di fare parte di Jemaah Islamiyah. Tuttavia, nel 2011 il chierico sarebbe riapparso davanti a una corte dello Stato-arcipelago perché indiziato di “finanziare formazioni indipendentiste” nella provincia di Aceh e sarebbe stato quindi condannato per “sedizione” a 15 anni di prigione, da scontare nel penitenziario di Gunung Sindur, nei pressi di Giacarta . Il provvedimento di clemenza emanato in questi giorni da Widodo ha però ufficialmente messo fine alla permanenza in carcere di Bashir.
Il capo dello Stato ha subito presentato la sua decisione di liberare l’“imam del terrore” come “dettata da motivi di carattere umanitario”. Il leader asiatico ha infatti dichiarato di avere maturato la scelta in questione dopo essere venuto a conoscenza delle “precarie condizioni di salute” del detenuto accusato dai servizi segreti di mezzo mondo di essere “la mente della strage di Bali”.
La scarcerazione del chierico ottantenne ha immediatamente provocato forti polemiche nella nazione islamica. I partiti di opposizione hanno bollato l’ordine di scarcerazione firmato da Widodo come una scelta “estremamente pericolosa per la sicurezza del Paese”. Questi hanno poi additato il “provvedimento di clemenza” emanato di recente dal capo dello Stato come una “mossa a fini meramente elettorali”, in quanto diretta ad “accattivarsi le simpatie degli ambienti musulmani radicali” in vista delle consultazioni di aprile.
Disappunto per l’uscita di galera di Bashir è stato espresso anche da alcuni governi alleati della nazione asiatica.
Ad esempio, le ambasciate di Usa e Australia a Giacarta, attraverso dei comunicati, hanno definito la scarcerazione dell’imam come una “grave minaccia” alla stabilità dell’Indonesia e all’incolumità degli occidentali lì presenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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