Inghilterra, 450 pazienti uccisi da oppioidi. Theresa May si scusa

Si fa luce sull'ospedale inglese della morte. 450 pazienti uccisi da una somministrazione inappropriata di oppioidi. Theresa May si scusa per il periodo di tempo in cui i parenti dei defunti hanno dovuto aspettare giustizia

Inghilterra, 450 pazienti uccisi da oppioidi. Theresa May si scusa

In Inghilterra continuano le indagini sull'ospedale della morte, il Gosport War Memorial Hospital, che si trova nell’Hampshire ed opera dal 1923.

Lo scorso 20 giugno 2018 il gruppo indipendente Gosport, guidato dall'ex vescovo di Liverpool James Jones, ha pubblicato un lunghissimo rapporto di 387 pagine che ha rilevato che 456 morti (650 se vengono presi in considerazione i casi simili con record mancanti), avvenute fra il 1989 e il 2000, hanno avuto origine da "una somministrazione inappropriata di farmaci oppioidi".

Nella sua introduzione al lungo report il vescovo ha scritto che il gruppo di indagine è entrato in contatto oltre 100 famiglie delle vittime e il dato scioccante emerso è che le vite di oltre 450 pazienti "sono state accorciate durante la loro permanenza in ospedale".

I documenti trovati dal gruppo di esperti rivelano che "durante un certo periodo al Gosport War Memorial Hospital c'era un disprezzo per la vita umana e una cultura di abbreviare la vita di un gran numero di pazienti prescrivendo e somministrando 'dosi pericolose' di una combinazione pericolosa di farmaci non clinicamente indicati o giustificati".

Le indagini mostrano anche che, mentre un gran numero di pazienti (e dei loro parenti) pensavano che la loro ammissione all'ospedale fosse stata proposta per la riabilitazione o la cura, "in effetti erano stati messi in un percorso di cura terminale".

Il vescovo sottolinea che le lamentele delle famiglie dei pazienti morti, per anni, sono state eluse da coloro che avevano autorità, sia individui che istituzioni, come l'alta direzione dell'ospedale, le organizzazioni sanitarie, la polizia dell’Hampshire, i politici locali, il coronial system, il Crown Prosecution Service (il Tribunale penale), il Consiglio medico generale e il Consiglio infermieristico e ostetrico.

"Tutti non hanno agito nei modi che avrebbero protetto meglio pazienti e parenti, i cui interessi erano subordinati alla reputazione dell'ospedale e delle professioni coinvolte".

Il rapporto del gruppo indipendente è stato presentato alla Camera dei Comuni e il segretario dell'assistenza sanitaria e sociale dell'Inghilterra, Jeremy Hunt, ha descritto i risultati dell'inchiesta come profondamente preoccupanti e ha detto che ci sono stati "una serie di fallimenti" da parte del servizio sanitario locale, della polizia, del medico legale e del Dipartimento di salute (ora Dipartimento della sanità e dell'assistenza sociale), aggiungendo che nulla oggi "ridurrà l'angoscia e il dolore delle famiglie che hanno fatto la campagna per 20 anni dopo la perdita di una persona cara, ma posso almeno, per conto del governo e dell'Nhs, scusarmi per quello che è successo e quello che hanno passato".

La premier Theresa May ha offerto le sue scuse per il periodo di tempo in cui i parenti dei defunti hanno dovuto aspettare giustizia e ha detto che "gli eventi all'ospedale di Gosport sono stati tragici, sono profondamente preoccupanti e hanno portato a una inimmaginabile angoscia per le famiglie interessate ... Mi dispiace che ci sia voluto così tanto tempo affinché le famiglie ricevessero risposte dal Servizio sanitario nazionale".

L'inchiesta indipendente accusa la dottoressa Jane Barton di avere regolarmente prescritto farmaci dannosi per i suoi pazienti e altri componenti del personale sanitario d'essere consapevoli delle sue azioni ma di non essere intervenuti.

Adesso la forte richiesta è quella di considerare la possibilità per i pazienti terminali dell'Inghilterra di vivere le loro ultime fasi in casa. È quando chiede il vescovo di Portsmouth, diocesi competente per territorio, monsignor Philip Egan.

"Come società abbiamo urgentemente bisogno di rivedere la nostra cura geriatrica e la nostra cura del fine vita, specialmente in relazione ai principi morali fondamentali", ha scritto in un messaggio pastorale. Il Vescovo ha citato i casi recenti a favore del suicidio assistito sull'isola di Guernsey e il caso del piccolo Alfie Evans, a cui non è stato concesso di accedere a trattamenti sperimentali o trasferimento in Italia e che, alla fine è morto. Per il vescovo Egan "la vita non può essere prolungata a tempo indeterminato, ma non è moralmente ammissibile, fino all'ultimo momento, il ritirare la nutrizione e l'idratazione".

Il presule, pur affermando che il servizio sanitario nazionale della Gran Bretagna "è una grande benedizione, ma dobbiamo sempre vigilare sulle politiche, i valori, le priorità e le procedure che operano al suo interno", ha denunciato le pressioni utilitaristiche che potrebbero portare alla proposta di accelerare la

morte dei pazienti, anche senza consultare le famiglie. Infine ha ricordato che anche per l'Inghilterra la vita è un dono di Dio dal momento del concepimento fino alla morte naturale e deve essere rispettata in ogni caso.

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