Cellule italiane ditero l'attentato a Tunisi al museo del Bardo. I risultati delle indagini da parte delle autorità tunisine sulla sparatoria al museo e costato la vita a decine di turisti tra cui 4 italiani, apre nuove scenari. Secondo gli investigatori di Tunisi, l'attentato sarebbe stato roganizzato e diretto da jihadisti dell'Isis che in passato sono stati detenuti in Italia e avrebbero aderito successivamente al "Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento". Scontata la pena sono stati rimpatriati nel loro Paese. Si tratterebbe di almeno due persone che vivevano tra Roma e Milano, finite poi in carcere con l'accusa di terrorismo. Da quanto emerge dalle indagini, il gruppo di turisti italiani sarebbe stato seguito durante l'itinerario previsto a Tunisi, sin dallo sbarco dalla nave. Inoltre, ed è questo l'elemento più inquietante della vicenda, diversi testimoni avrebbero sentito uno dei terroristi parlare perfettamente in italiano. Come racconta il Tempo, le indagini sui legami tra gli attentatori e l'Italia sono scattate subito dopo la strage. Le indagini si sono concentrate su un ex detetenuto condannato per terrorismo ma ora espulso.
Da qui sono scatate le indagini anche su altri due componenti del commando che in passato avevano soggiornato in Italia.
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